Omelia delle domeniche e feste Anno C
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
18 ottobre 2025 * S. Luca evangelista
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Anno C Pasqua di RisurrezioneTesti liturgici: At 10,34.37-43; Sl 117; Col 3,1-4; Gv 20,1-9
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Tre sono i protagonisti che entrano in scena in questo giorno della risurrezione Del Signore: Maria di Magdala, Pietro e Giovanni. Tutti e tre corrono; la prima dal sepolcro verso i discepoli per dire che hanno rubato il cadavere; gli altri due dalla loro casa verso il sepolcro per accertarsi dell’accaduto.
Quali sono i loro pregi e i loro difetti?
A quali di questi tre noi assomigliamo?
Partiamo da Maria di Magdala.
Aveva il pregio di amare Gesù, tanto che “si recò al sepolcro di mattino, quando ancora era buio”. Ma era un amore troppo possessivo, la fiducia in lui era troppo umana, non poggiava su una fede ben radicata. È comprensibile che fosse legata in qualche misura a quel sepolcro, in cui aveva visto deporre il suo Maestro: non vedeva l’ora di poterci tornare.
È un po’ come quando anche noi andiamo al cimitero. È un gesto di affetto verso l’estinto, ma cosa ci dice la tomba? Solo che contiene il cadavere “dopo” la morte? O crediamo anche a qualcosa che è “dopo” la morte?
Oltre la morte solo Dio può arrivarci. Per questo Gesù, che è Dio, è risorto ed assicura noi che un giorno ci sarà anche la nostra risurrezione.
Maria di Magdala non è giunta a questa conclusione della risurrezione.
Infatti, trovando la pietra rotolata, suppone subito il furto del cadavere.
In lei non c’è nessuna aspettativa circa la risurrezione, eppure Gesù l’aveva detto: “Dopo tre giorni risorgerò”.
Analogo amore ed altrettanta sfasatura di fede, almeno in un primo momento, troviamo nei due discepoli. Per essi, però, è descritto anche un cammino di scoperta e di conversione.
I due non corrono con lo stesso passo, non valutano quello che vedono in modo identico, non arrivano alle stesse conclusioni.
Anch’essi, in un primo momento, sono convinti del trafugamento.
Poi, soprattutto Giovanni riflette: il ladro lascia il disordine; qui, invece, i teli e il sudario sono posati bene e piegati. Pertanto giunge alla conclusione che ci deve essere qualche altra cosa.
Ed ecco che Giovanni, ancor prima di Pietro, giunge ad una conclusione: “Vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”.
È la conoscenza della Sacra Scrittura che fa capire le cose. Come è importante la Parola di Dio! Anche noi, della vita e di quello che ci capita, cosa possiamo capire se ci manca il contatto con questa Parola di Dio?
Comunque, e nonostante tutto, quella di Pietro e Giovanni è ancora una fede imperfetta e, di conseguenza, piena di paura. Dovrà arrivare il dono dello Spirito Santo per renderla coraggiosa.
Ed eccola dimostrata, come abbiamo ascoltato dal discorso vigoroso di Pietro che, dopo la Pentecoste e senza alcuna paura, costi quel che costi, annuncia la verità: “Noi siamo testimoni… Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato il terzo giorno”.
E noi, qui presenti, come dimostriamo di credere veramente e praticamente nella risurrezione di Gesù?
Va bene con le parole. Ma non bastano. Ci vuole uno stile di vita, capace di farci superare paure e prove, perché sappiamo e crediamo fermamente che il Risorto è in mezzo a noi, per aiutarci e sostenerci. Per cui la vita è serena.
Ed inoltre, pur vivendo in questo mondo con tutti suoi problemi, non ci lasciamo condizionare o scoraggiare, proprio perché abbiamo lo sguardo e il pensiero rivolti al cielo: “Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo seduto alla destra del Padre; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra”.
Bello e grande, allora, è questo giorno!
Lo abbiamo cantato: “Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo”.                                            Sac. Cesare Ferri, Rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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