Omelia delle domeniche e feste Anno C
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
18 ottobre 2025 * S. Luca evangelista
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Anno C PentecosteTesti liturgici: At 2,1-11; Sl 103; Rm 8,8-17; Lc 15-16.23-26
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Gesù, in un discorso, aveva detto: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!”.
In seguito dirà: “Me ne devo andare, altrimenti non vi posso mandare lo Spirito Santo”.
Nell’episodio di oggi si realizza il desiderio e la promessa: “Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo”.
Cosa fa il nostro fuoco, quello naturale?
Brucia quello che incontra, e bruciando dà luce e calore.
Cosa fa lo Spirito Santo?
Brucia ogni cattiveria e, di conseguenza, riempie di amore. Dona a noi l’amore di Dio, perché noi, a nostra volta, lo possiamo comunicare e dare agli altri.
Con quali effetti?
Con effetti miracolosi. Il primo è avvenuto negli apostoli. Da uomini paurosi e pieni di dubbi, diventano convinti assertori della risurrezione di Gesù e della sua divinità, predicandola a tutti e subito: “Cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”.
Fatti straordinari possono avvenire anche in noi, a condizione, però, che lo invochiamo e lo accogliamo.
Cosa avviene di conseguenza in noi, se lo accogliamo?
Lo Spirito Santo ricompone le divisioni; dà la forza di perdonare; crea comunione e collaborazione; dà la gioia di vivere e di volersi bene; fa superare ogni distinzione di età, di sesso, di cultura, di razza, di condizione sociale.
È avvenuto in quel giorno per quella gente di ogni nazione, presente a Gerusalemme: “Erano stupiti e fuori di sé per la meraviglia, dicevano: come mai li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio?”.
Veramente lo Spirito ricompone l’unità della famiglia umana!
Abbiamo ascoltato: “Ciascuno li udiva parlare nella propria lingua”; pur diversi di luogo e di cultura, ognuno comprendeva allo stesso modo!
Questo, però, non può avvenire se, invece di accogliere Lui, che porta l’amore di Dio, rimaniamo pieni del nostro io. L’orgoglio impedisce l’ingresso dello Spirito Santo e, di conseguenza, peggiora ogni forma di divisione e di male.
Nella vita cristiana non ci sono mezze misure. Lo abbiamo ascoltato nella seconda lettura. O si vive secondo la carne, cioè secondo il nostro orgoglioso punto di vista, o si vive secondo lo Spirito.
Questo vuol dire che, anche se si vive frequentando la chiesa, ed anche recitando preghiere, ed anche avendo tante devozioni, se tutto questo si compie con una mentalità che non lascia spazio di azione allo Spirito, non si risolve nulla; le cose peggiorano e la vita diventa un inferno.
Se, invece, invochiamo e accogliamo lo Spirito, allora si realizza quanto abbiamo ascoltato: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”.
Se in noi abita Dio, cosa desideriamo di più?
Dio è tutto quello che abbiamo espresso nella sequenza: è luce, è consolazione, è sollievo, è riposo, è amore, è pace, è gioia, è felicità eterna.
Cosa c’è, allora, da aspettarsi di più?
Sac. Cesare Ferri, Rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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