Testi liturgici: At 15,2.22-29; Sl 66; Ap 21,10-14.22-23; Gv 14,223-29
Per documento: clicca qui
In preparazione alla non lontana celebrazione della solennità di Pentecoste, oggi Gesù ci presenta lo Spirito Santo.
Abbiamo sentito come abbia affermato: “Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi”.
Noi, da quando lui è salito al cielo, stiamo vivendo il tempo in cui, a prima vista, non sarebbe presso di noi. Ho detto “non sarebbe”, anche se, invece, “è presente” ed in maniera piena.
Cosa voglio dire?
Possiamo esprimerlo con questo assioma: “Noi stiano vivendo il tempo della presenza che è un’assenza, ma anche il tempo dell’assenza che è una presenza”. Con altre parole: “Stiamo vivendo il tempo della Fede e che è il tempo dello Spirito Santo”.
Gesù lo ha detto: “Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto”.
Da tener presente che, nelle espressioni bibliche, per “ricordare” non si intende il richiamo solo di “un passato, ma è anche da intendere un presente. Tutto ciò si esprime meglio usando il termine di “fare memoria”. L’identica cosa ha comandato Gesù istituendo l’Eucaristia: “Fate questo in memoria di me”. Fare memoria significa: “rendere attuali, presenti e operanti, le parole e i fatti di un passato”: in questo caso tutte le parole di Gesù.
Ed è quello che avviene, ad esempio, in questa celebrazione. E’ lo Spirito Santo che rende efficace la Parola, attualizzandola ed applicandola ad ognuno di noi; poi, nel pane e nel vino, è Lui che ancora rende presente la Morte e Risurrezione di Gesù, sempre applicandola a nostro vantaggio.
Il Vangelo, poi, passa ad un’altra cosa molto importante.
Se domenica scorsa ci ha detto di amarci gli uni gli altri come lui ci ha amato, oggi, affinché questo sia possibile, aggiunge: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”.
Prenderemo dimora, cioè la Trinità abita in noi o, come si suole dire, siamo Tempio dello Spirito Santo. Questo, però, è possibile e si realizza nella condizione e nella misura in cui si ascolta e si mette in pratica la Parola di Gesù compiendo la volontà del Padre di cui lo Spirito Santo ha l’incarico di farne memoria.
In altre parole si tratta di vivere una vita di fede.
Dov’è, purtroppo, il rischio per la nostra fede?
È quella di confonderla con il “sacro” e con le “azioni sacre”. Anzi, quanto più la fede diminuisce tanto più cresce il bisogno del sacro. Per sacro si intende una qualche pratica o gesto religioso: in chiesa bisogna andarci, almeno in certe circostanze; i sacramenti ai figli bisogna darli, ha sempre usato così; qualche pellegrinaggio è necessario, serve anche per ottenere alcune grazie; ci teniamo alla benedizione della casa, agli articoli devozionali; guai se manca l’acqua benedetta all’ingresso della chiesa; guai se il prete cambia alcune cose che si sono sempre fatte, e così di seguito.
Alcuni, poi, vanno sempre in cerca del sensazionale, correndo a destra e a sinistra, dove, durante le funzioni religiose, avvengono fenomeni fuori dell’ordinario.
Se i gesti ed i comportamenti sopra descritti provengono da fede vera, li possiamo considerare anche validi e veri; altrimenti sono solo una copertura, che chiamiamo atti di fede, ma che in realtà non lo sono.
Per similitudine: Se ad un trave tarlato diamo semplicemente e solo una bella e spessa verniciatura, possiamo stare tranquilli? C’è bisogno di trattarlo adeguatamente o cambiarlo, solo dopo di che la verniciatura lo renderà anche più bello.
Quante situazioni analoghe nella nostra vita di fede! Verniciamo la coscienza con atti religiosi, perché ci teniamo alle cose sacre, ma non la rinnoviamo dal di dentro e dal profondo con una vera vita di fede.
Allora, rifacendoci al Vangelo, potremmo dire che, se volutamente non abbiamo cacciato la Trinità, la facciamo vivere in ambiente povero e ristretto, da dove, potremmo dire, non può operare.
Se invece la lasciamo operare, cosa porterà in noi la sua presenza?
Ci porterà a vivere nella vera pace e nella vera gioia, non in quella falsa, promessa e data da questo mondo.
Gesù lo ha detto: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi”.
Sac. Cesare Ferri, Rettore Santuario San Giuseppe in Spicello