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Anche oggi, prima domenica di Avvento ed inizio del nuovo anno liturgico, il Vangelo usa espressioni apocalittiche, catastrofiche, proprio come aveva fatto due domeniche fa, chiudendo l’anno trascorso.
Oggi, però, non ci fermiamo su questo argomento, già trattato in quella domenica.
Ci domandiamo, invece, quale sia il motivo per cui celebriamo l’Avvento.
Sappiamo che la parola “Avvento” significa “Venuta/Attesa”.
Esso ha tre caratteristiche: è tempo di preparazione al Natale in cui si celebra la prima venuta di Gesù fra di noi; è tempo che orienta il cuore all’attesa dell’ultima venuta di Gesù quando, alla fine dei tempi, si presenterà a giudicare definitivamente i vivi (i salvati) e i morti (i dannati).
Però, per ottenere la grazia di essere fra il numero dei salvati, è necessario incontrare Gesù tutti i giorni della nostra vita.
Ebbene, questa è la terza caratteristica dell’Avvento. Con essa siamo aiutati a riflettere e ad incontrare il Signore.
Il segno esteriore, utilizzato nella liturgia per questo tempo, è il colore viola. Tale colore indica la speranza e l’attesa di incontrare Gesù, ed inoltre indica l’umiltà e la prontezza ad accoglierlo nella nostra vita.
Però, per accogliere bisogna conoscere; per conoscere lui, bisogna ascoltare e riflettere sulla Parola di Dio.
Lo facciamo subito, per cogliere quello che ci dice oggi.
Ecco una delle espressioni ascoltata nella prima lettura: “Farò germogliare per Davide un germoglio giusto”.
Cosa significa il germoglio?
Sappiamo che in natura il germoglio è una realtà piccola e delicata. Basta poco per spezzarlo e farlo morire. Eppure, esso contiene in sé una promessa di vita e di sviluppo che, di lì a poco, si manifesterà in tutta la sua vitalità.
A chi si riferisce il germoglio di cui parla Geremia?
Il profeta parla di un germoglio che nascerà per Davide, nella città di Gerusalemme. Questa città sarà il luogo in cui si manifesterà la salvezza di Dio.
Questo germoglio non è altri che Gesù Cristo il quale, se accolto, sviluppa per noi liberazione, gioia e salvezza.
Alcuni potrebbero pensare che per loro non c’è questa liberazione, come non ci sono state altre grazie richieste. Potrebbero dire: “Ho pregato tanto, perché non vedo nessun risultato?”.
Per rispondere, non dobbiamo dimenticare una espressione del salmo responsoriale: “Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti”.
Dunque, da parte sua, il Signore è pieno di amore e di fedeltà e, quindi, ascolta le nostre richieste e mantiene la parola. È anche quello affermato all’inizio della prima lettura: “Verranno giorni nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele”.
Allora, l’intervento del Signore è certo, pur non sapendo il tempo in cui si realizzeranno.
Però, perché questo avvenga, c’è un’altra condizione, quella della nostra collaborazione, appunto come diceva il salmo: “Per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti”.
La stessa cosa ha sottolineato il Vangelo: “State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni… Vegliate in ogni momento pregando”.
C’è il rischio di essere coinvolti da una inevitabile tentazione, quella della stanchezza e dello scoraggiamento.
C’è il rischio di perdere di vista l’essenziale e di rivolgersi ad altre cose, riponendo la nostra fiducia in ciò che non può salvare.
Ben venga, allora, il tempo di avvento per una maggiore preghiera e riflessione sulla Parola di Dio. Dovrebbe essere l’esigenza per tutti.
Non perdiamo le iniziative promosse a tale scopo dalla parrocchia cui apparteniamo.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello