Omelia delle domeniche e feste Anno C
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
26 ottobre 2025 * S. Florio martire
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3 Domenica C Gesù in sinagogaTesti liturgici: Ne 8,2-10; Sl 18; I Cor 12,12-30; Lc 1,1-4,14-21
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Descrive una grande liturgia della Parola, che avviene dopo il ritorno dei Giudei dalla prigionia.
Tornati in patria, ora è tempo di riorganizzarsi e di ricostruire l’unità di popolo, di tornare allo spirito iniziale, alle radice dalle quali era nata l’alleanza con Dio.
Per riuscire in questo è necessaria una cosa: quella di porre a fondamento di tutto la Parola del Signore. Ecco perché essa viene letta, tradotta e spiegata, in modo che tutti possano ben comprenderla.
Questo è sempre avvenuto, è pure quello che avviene nella liturgia cristiana. È quello che stiamo facendo in questa prima parte della celebrazione che è, appunto, quella della Parola di Dio.
Se abbiamo notato, vengono proposti analoghi luoghi e atteggiamenti: ambone, apertura del libro, lettura, spiegazione, acclamazione.
Solo in uno ci discostiamo non poco. È quello del tempo e dell’attenzione all’ascolto: Lesse il libro dallo spuntare della luce sino mezzogiorno… Tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge”.
Notiamo, inoltre, che il popolo non solo è attento, ma è anche molto riflessivo, tanto da prorompere in pianto nell’accorgersi di non essere in linea con il pensiero del Signore.
L’esortazione finale è stata quanto mai semplice e significativa: “Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!”.
Poi c’è il congedo, con l’invito a fare festa mangiando, bevendo e condividendo con i bisognosi; poi continuare a rimanere nella gioia: “Questo giorno è consacrato al Signore; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza”.
A questo punto ci viene da chiedere se noi viviamo con questo spirito il giorno di domenica, il giorno della festa!
Inevitabilmente sorge qualche perplessità.
È proprio vero, infatti, che crediamo a quanto abbiamo acclamato nel salmo responsoriale, mettendolo in pratica nella vita quotidiana?
Abbiamo ripetuto: “Le tue parole, Signore, sono spirito e vita”.
La parola del Signore ci accompagna nella vita?
Anche Gesù, come ci ha raccontato il Vangelo, ogni sabato andava nella sinagoga dove si leggevano le Scritture.
Questa volta è lui a leggere e a fare l’omelia, nella quale afferma che quanto è stato letto, finalmente si è avverato.
In che senso?
La promessa del lieto annuncio di consolazione che i profeti avevano annunziato, preparava non un evento ma una persona, e quella persona è proprio lui, che sta davanti a loro. Infatti dice: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.
Quell’ oggi di cui parla Gesù non ha un valore cronologico, ma salvifico.
In altre parole, significa che l’ “oggi” è il momento per incontrare il Signore Gesù, farci da lui perdonare e farci aiutare.
L’ultima delle espressioni lette, poi, è quanto mai attuale. Si dice, infatti: “Mi ha mandato a proclamare l’anno di grazia del Signore”.
Qual’ è nell’oggi questo anno di grazia?
Non è altro che l’anno giubilare della misericordia.
Per gli ebrei il giubileo doveva richiamare il fatto che vivevano su una terra donata loro da Dio.
Per loro il giubileo consisteva, pertanto, nel ridare a tutti, anche a quelli che l’avevano perduta per propria colpa, un po’ di terra per vivere.
Per noi oggi ed innanzitutto, si tratta di ritrovare Dio, se per colpa lo avessimo perduto; nel contempo è di pacificarci con gli altri, perdonando ogni offesa ricevuta.
Si tratta, in altre parole, di comprendere che Dio vuol bene a tutti e vuol salvare tutti.
Da parte nostra si tratta di incontrare lui, accogliendo il suo amore; e di andare incontro agli altri con un rinnovato amore.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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