Testi liturgici: Is 62,1-5; Sl 95; I Cor 12,4-11; Gv 2,1-11
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Alla fine del brano evangelico abbiamo ascoltato: “Questo fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù”.
Noi invece, nel parlare corrente, lo chiamiamo “miracolo”, ed è vero; ma il miracolo che significato ha e a cosa serve?
È precisato subito dopo: “Gesù manifestò la sua gloria e i suoi discepoli cedettero in lui”.
In altre parole, è come se Gesù avesse detto: “Ora do inizio alla mia missione nella quale vi darò anche degli insegnamenti; sin d’ora vi dico di credere a quello che vi dirò; non sono una persona qualsiasi, il segno che vi ho dato ve lo conferma”.
In cosa consiste la sua missione?
Nel portare la salvezza e, conseguentemente, nel donare la gioia.
Perché ha trasformato l’acqua in vino?
Perché il vino è segno della gioia e porta la gioia, come siamo soliti indicare chi ha bevuto più del necessario: “quel tale è allegretto”.
Che figura avrebbero fatto gli sposi se, ad un certo punto della festa, fosse mancato il vino?
Che figura e che tristezza! Come sarebbe finito male!
Ebbene, il fatto avvenuto conferma che la presenza di Gesù porta gioia. Se l’amore e la gioia manca in tante famiglie, con continui litigi, sino alle separazioni e divorzi, è segno che in quella famiglia manca il Signore.
Non è detto che chi sta con il Signore non abbia problemi e crisi, ma lui darebbe la forza sufficiente per superarli.
Nel racconto, inoltre, c’è da notare una cosa molto interessante ed importante: gli sposi non sono individuati, non sono chiamati per nome; si parla semplicemente di una “festa di nozze”; solo alla fine si dice che, chi dirigeva il banchetto, chiama lo sposo.
Perché, ci verrebbe da domandare, se era la loro festa non sono nominati e non figurano al primo posto?
Perché è proprio qui l’insegnamento dell’episodio.
Esso vuol insegnarci che lo sposo dell’umanità è Gesù; egli è venuto a celebrare questo matrimonio definitivo con ciascuno di noi.
Per questo a volte si usa l’espressione che il matrimonio si celebra in tre; non nel senso che ci debba già essere un figlio, ma nel senso che insieme agli sposi non può mancare Gesù. Guai se mancasse! Ecco perché il matrimonio è un sacramento. Purtroppo, questo non sempre avviene, anche se si celebra in chiesa.
Ma, attenzione!
Alle nozze di Cana, vi è solo l’annuncio del matrimonio di Gesù con l’umanità.
Di fatto esso sarà celebrato in un contesto molto diverso.
Per questo, a sua madre che presentava il fatto della mancanza di vino, Gesù risponde: “Non è ancora giunta la mia ora”.
Il contesto diverso sarà quello della passione e morte di Gesù.
Quindi, sarà proprio il Calvario a sancire l’amore immenso e definitivo di Dio per ognuno di noi.
L’ora di cui parla Gesù è proprio questa. Egli, con le braccia inchiodate sulla croce, abbraccia con amore infinito ogni uomo.
Ed anche qui è presente la Madre di Gesù, la quale riceve l’incarico di provvedere a custodire nell’amore di Dio ciascuno di noi.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello