Testi liturgici: At 5,27-32.40-41; Sl 29; Ap 5,11-14; Gv 21,1-19Per il documento: clicca qui
Una pesca, che a sua volta definiamo miracolosa!
Nei vangeli, quando si parla di pesca c’è sempre un motivo preciso che rimanda ad una verità molto importante. In tal caso, la pesca diventa una immagine simbolica.
Ciò premesso, l’episodio di oggi cosa ha da dirci?
Ci insegna il comportamento in un qualcosa che può capitarci nella vita.
Chi di noi, nella vita, non attraversa momenti di delusione, di stanchezza, di buio e di scoraggiamento?
La stessa cosa era capitata agli apostoli, dopo aver seguito Gesù per tre anni. Furono colpiti da delusione per la sua morte e, di conseguenza, ebbero a svanire i loro sogni di gloria. È come se avessero ragionato così: “Visto che per tre anni abbiamo perso tempo, non perdiamolo più, torniamo al nostro mestiere”.
Pietro è il primo a dirlo: “Io vado a pescare”. E gli altri: “Veniamo anche noi con te”.
Per capire meglio l’episodio simbolico, dobbiamo anche tener presente che Giovanni, quando lo mette per iscritto, si rivolge ai cristiani della seconda generazione. Anch’essi, alla maniera degli apostoli, erano rimasti delusi.
Infatti, dopo i primi entusiasmi vissuti per l’esperienza cristiana, ora cominciano ad esperimentare una certa stanchezza, con la conseguenza di un generale affievolimento della fede.
Oggi questo vale anche per noi.
Infatti, nel vivere quotidiano, potremmo trovarci in situazioni analoghe, fatte di stanchezza, di sfiducia, di scoraggiamento. Questo può avvenire sia dal punto di vista economico e lavorativo; sia per la salute o per problemi vari; sia per gli scandali e il mal comportamento delle persone di Chiesa; sia soprattutto nel vivere la fede in modo convinto e veramente cristiano, cosa resa assai difficile per la mentalità corrente.
Ebbene, la pesca miracolosa ci insegna che nella vita non bisogna scoraggiarsi. Se ciò accadesse, ci presenta anche il modo di poterne uscire.
Riflettiamo più profondamente sul fatto.
Gesù chiede di poter mangiare. Gli apostoli rispondono che non è possibile, perché non hanno pescato nulla.
Gesù li esorta: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. Essi obbediscono, ed ecco: “Non riuscivano più a tirar su la rete per la grande quantità di pesci”.
E' chiaro l’insegnamento!
Da soli, ben poco o nulla possiamo combinare. Potremmo essere grandi e astuti organizzatori, potremmo avere molte capacità, potremmo essere forniti di tanti mezzi, ma se manca la cosa essenziale, cioè il contare sul Signore, siamo molto limitati.
Non sono da scartarsi le doti umane, anzi sono quanto mai utili. Però non bastano.
Per meglio comprendere, usiamo una similitudine.
Ogni capacità umana, è come uno “zero”. Potremmo mettere pochi o molti “zeri”, l’uno accostato all’altro, ma la somma rimane sempre “zero”.
Perché possano acquistare valore, hanno bisogno che siano preceduti da almeno un “uno”. È tutt’altra cosa!
Abbiamo proprio bisogno di mettere il Signore al primo posto, come l’uno che precede gli zeri. Solo allora, quanti più zeri abbiamo, tanto è meglio.
Perché questo avvenga, dobbiamo fare come gli apostoli: ascoltare e obbedire al Signore. Ecco, allora, l’importanza dell’ascolto della sua parola per comprendere cosa ci chiede e, da parte nostra, la volontà di metterlo in pratica.
Essa è sempre efficace. Però, altro è leggerla per conto personale e altro a livello familiare o comunitario. Ancor più ha efficacia quando è proclamata nella liturgia con l’assemblea convocata, come sta avvenendo in questo momento.
Però, ad una condizione: che ognuno si ponga in religioso e attento ascolto.
Ci auguriamo che sia così la Parola per ognuno di noi.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello
