Omelia delle domeniche e feste Anno C
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
17 ottobre 2025 * S. Ignazio d'Antiochia
itenfrdeptrues
32 Domenica C Sadducei e risurrezioneTesti liturgici: 2Mac 7,1-.9-14; Sl 6; 2Ts 2,16-3,5; Lc 20,27-38
Per il documento: clicca qui
Ci stiamo avviando alla conclusione dell’anno liturgico e, pertanto, la Parola di Dio ci invita a riflettere su quello che sarà la nostra sorte alla conclusione di questa vita terrena.
Il tema svolto dalle letture riguarda la risurrezione dei corpi e, di conseguenza, servono per rafforzare la nostra fede e la nostra speranza in questa risurrezione.
Per esprimere questo, si avvale di alcuni testi chiave, quale quello della prima lettura, dove ci incontriamo con la fede e la speranza eroica di una madre, assieme ai suoi sette figli, che chiaramente credono nella risurrezione, non possono rinnegarla, nonostante il grosso sacrificio richiesto.
In situazioni analoghe potremmo ritrovarci anche noi.
Certamente il Signore misura le nostre forze, ed ovviamente, alla maggior parte degli uomini, non chiede il sacrificio ad alto livello, come è stato chiesto a loro.
Però ci chiede di affrontare, sempre con costanza e fermezza, la manifestazione della nostra fede. Ci lo chiede tutti i giorni, perché tutti i giorni dobbiamo andare contro corrente, negli ambienti in cui ci troviamo, spesso nell’ambiente familiare stesso.
Sta a noi rimanere fedeli, costi quel che costi. D’altra parte, dobbiamo anche essere certi che il Signore è con noi, non manca di darci la forza sufficiente.
Questa verità della risurrezione, poi, è maggiormente sottolineata nel brano evangelico.
Il gruppo dei sadducei, non credendo nella risurrezione, pongono a Gesù un caso volutamente assurdo, per deridere il suo insegnamento sulla risurrezione stessa.
Gesù, con grande pazienza, spiega che la vita dei morti sfugge agli schemi di questa nostra vita terrena.
Dopo la morte, egli dice, la vita è diversa; è una vita divina ed eterna, per cui è necessario assumere un nuovo modo di pensare, per comprendere quella realtà che definiamo “risurrezione dei morti”.
Non si tratta di tornare nuovamente alla vita fisica, quanto piuttosto di entrare in un nuovo tipo di esistenza in Dio, nella quale perfino i legami familiari più stretti vengono trasfigurati e rinnovati.
Ci sarà un amore ed una unione con tutto e con tutti, cosa che oggi non possiamo capire.
Gesù richiama i sadducei perché, essendo legati alla Bibbia, dovrebbero essere a conoscenza di questo.
A tal proposito Gesù cita il relativo testo con queste parole: “Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: <Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”.
Come è possibile - lo potremmo dire anche noi - se costoro sono morti, avere Dio dalla propria parte?
Gesù continua: “Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui”.
Notiamo bene, non dice dei “vivi”, ma dei “viventi”. Questo per dire che vivono in Dio e alla maniera di Dio, colui che è il vivente per eccellenza.
Il rischio di assomigliare ai sadducei, potrebbe succedere anche a noi.
Infatti, troppi cristiani non credono fermamente alla risurrezione, anche se vanno nei cimiteri ad onorare i propri defunti.
Li onorano giustamente per un affetto, per un legame ed anche, diciamo pure, per una consuetudine e per una apparenza di fronte agli altri.
Non tutti, purtroppo, visitano il luogo dove è sepolto il cadavere con vera fede, nel senso di essere pienamente certi che in Dio i defunti sono tuttora presenti in mezzo a noi, come prima, e più di prima.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

facebook

"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

Visite agli articoli
3655424

Abbiamo 522 visitatori e nessun utente online