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Gesù giustamente, come tutti gli Israeliti, frequenta il tempio di Gerusalemme. Esso è il luogo del culto e dell’incontro di Dio con il suo popolo; è l’orgoglio del popolo ebraico.
Ai tempi di Gesù, è il quarto ad essere ricostruito.
Infatti il primo, quello voluto da Salomone, era stato distrutto dai Babilonesi; in seguito fu ricostruito, ma ancora una volta distrutto per una profanazione di esso. Poi ne è stato edificato un terzo da Erode il Grande. Anche questo, esistente ai tempi di Gesù, sarà nuovamente distrutto, come predice Gesù stesso: “Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta”.
Storicamente, questo avverrà di lì a qualche decennio, per opera dei Romani. Possiamo immaginare, in quel momento, la reazione che ebbero gli ascoltatori nell’ascoltare queste parole!
Comunque, a Gesù non interessa più tanto tale fatto. Anzi, neppure dà una risposta alla curiosità dei presenti che chiedevano: “Maestro, quando accadranno queste cose?”.
Egli, invece, coglie l’occasione per esprimere due grandi verità.
Lo fa attraverso un linguaggio apocalittico e simbolico.
Con la prima afferma che nella storia, anche quello che sembrerebbe eterno, è destinato a finire, siano pure le costruzioni più belle e i regni più forti; anche qualsiasi posizione di ricchezza, di prestigio e di potere che avessimo raggiunto, tutto finirà.
Con la seconda afferma una cosa molto consolante.
Solo Dio resta per sempre. E, quello che di lui sempre rimane nei nostri confronti, è il suo amore profuso a ciascuno di noi. Se saremo capaci di scegliere Lui come roccia su cui costruire la nostra vita, non resteremo mai delusi. In qualsiasi situazione, nella quale potremmo trovarci, non ci mancherà il suo aiuto.
Soprattutto non ci mancherà nel momento in cui manifestiamo la nostra fede e diamo testimonianza su di lui.
Lo dice con queste parole: “Mettetevi in mente di non preparare la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere”.
Si tratta, allora, di non aver nessuna paura, decisi di andare sempre avanti, tenendo pure presente che spesso le avversità cominciano proprio dalla nostra famiglia.
C’è anche un’altra parola molto consolante: “Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”.
Chi invece non sta con il Signore, avrà una brutta sorte, come ci ha detto il profeta Malachia: “Tutti superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno venendo li brucerà”.
Spesso tante persone pensano o fingono di essere nel giusto, perché non trascurano le pratiche religiose. Ma sono degli ipocriti perché coprono le loro cattive intenzioni con la religione.
Comunque, tale cosa è sempre avvenuta e sempre avverrà.
Lo è stato sin dai primi tempi. Ecco perché Paolo ha bollato i tessalonicesi, proprio perché il loro comportamento non era secondo Dio, ma solo per raggiungere i propri interessi.
Questo è riferito anche a tanti di noi.
Quanti fra noi, pur volendo dare una forma di testimonianza cristiana, presentano il messaggio evangelico in maniera distorta.
A questi possiamo accostare coloro che non fanno un vero cammino spirituale, ma sono sempre in attesa di chissà quali rivelazioni celesti, senza avere i piedi per terra per cambiare se stessi.
In questo senso sono da interpretare le successive parole di Paolo: “Alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità”.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello