Omelia delle domeniche e feste Anno C
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
17 ottobre 2025 * S. Ignazio d'Antiochia
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Cristo Re dello universoTesti liturgici: 2Sam 5,1-3; Sl 121; Col 1,12-20; Lc 23,35-43
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Ultima domenica dell’anno liturgico, il ciclo si chiude con la festa di Nostro Signore Gesù Cristo, dal titolo di “Re dell’Universo”.
Diciamo subito che è una categoria complessa, quella della regalità, sia sul piano umano, che su quello cristiano.
Perché dico questo?
Sappiano bene che sul piano umano, essere a capo di uno Stato o presidente di un Governo, non è assolutamente gratificante, anche se a prima vista sembrerebbe il contrario.
O meglio, ammesso che per certi aspetti potrebbe essere utile alla persona, questa deve anche mettere in conto che non potrà accontentare tutti.
Anche sul piano divino avviene la stessa cosa.
Neppure Dio riesce ad accontentare tutti in questo mondo, ovviamente non per il suo volere, ma per la nostra meschinità.
Tuttavia, tra i due tipi di regalità, c’è una grande differenza.
Nella categoria umana, normalmente il ruolo è visto come un esercizio di potere sugli altri, purtroppo; in quella di Dio, invece, è un esercizio di ruolo messo a nostro servizio, totalmente.
Se però, d’altra parte, non ci mettiamo in sintonia con questa ottica, anche per noi rimarrebbe sciocco ed incomprensibile quello che abbiamo ascoltato dal brano evangelico.
Quel Gesù, che aveva predicato a tanta gente in ascolto; che aveva guarito e fatto strepitosi miracoli verso le moltitudini; ora è umiliato, povero, spogliato, condannato, insultato, deriso.
Come si può pensare che un uomo in queste condizioni possa essere considerato re?
Invece, è proprio lui il re dei re, è il re dell’universo, anche se sconfitto da tanti piccoli re di arroganza e di violenza, e con una folla che gli urla in faccia.
Mettiamo le differenze a confronto.
Come si comportano, normalmente, i re e i governanti di questo mondo?
Vogliono essere serviti, dimenticano di servire. Vogliono avere, ma non sanno donare. Vogliono imporre, senza però ascoltare nessuno.
Vogliono stare bene, ma non fanno star bene gli altri. Vogliono aver sempre ragione; non sanno cedere il posto; sono bravi a condannare, ma non capaci di mettersi in discussione. I re di questo mondo pretendono di essere amati, ma non amano.
Gesù, invece, è tutto il contrario. È il re che si fa nostro servitore.
È il re che si mette in ginocchio davanti agli uomini e lava loro i piedi.
È il re che non chiede, ma soltanto dona.
È il re che non spezza nessuno, spezza invece se stesso; non versa il sangue di nessuno, ma versa il suo sangue; non sacrifica nessuna, ma sacrifica se stesso per tutti noi.
Gesù è il re che non pretende l’amore, ma viene a portare quello di Dio, il solo che salva; tale amore si manifesta pienamente in lui.
L’essere così, non è forse un dono per l’umanità? Pertanto, non è giusto e doveroso che sia il nostro re? E di fatto lo è!
Abbiamo ascoltato come la gente ironizza su di lui appeso alla Croce; anzi, proprio per burla, sopra di lui hanno scritto: “Costui è il re dei Giudei”.
Quella gente non si rendeva conto della vera sua grandezza, l’essere vero Dio e vero uomo, tanto che poco dopo, come ci riferisce un altro evangelista, dovrà esclamare: “Padre, perdona loro, non sanno quel che fanno”.
Questa regalità la esercita subito, accogliendo nel suo regno la domanda del ladrone.
Qual’ è la conseguenza pratica per noi?
Siamo chiamati ad assomigliare al ladrone pentito. Siamo chiamati ad accogliere sempre Gesù, in qualsiasi modo si manifesti nella nostra vita.
Solo con lui regneremo anche noi, e avremo tutto.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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