Riflessioni di don Ferri in esercizi
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
19 maggio 2024 * S. Crispino da Viterbo
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Visita a ElisabettaEsercizi Spirituali 2012
Riflessione dettata a famiglie su tema mariano
a San Giovanni Rotondo 23-25 novembre
da don Cesare Ferri, rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

Seconda riflessione
VISITA a ELISABETTA

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C’è una prima espressione da prendere in considerazione: “andò in fretta”.

Viene da pensare alla nostra vita frenetica… tutto e sempre di corsa.
La fretta di Maria è tutta al contrario, si sviluppa in altro fronte. Non è la fretta della corsa, ma è la sollecitudine dell’amore.
Ma, ancor prima, ha un valore teologico: è il segno dell’amore di Dio che, dopo il peccato, non abbandona l’uomo, ma lo visita di nuovo con un prodigio unico: mandando il Figlio come Salvatore.

Torniamo a Maria. Ha impiegato, senza fretta, ma con calma e con le dovute tappe, il tempo necessario per percorrere 100 chilometri; ma era presente la sollecitudine dell’amore sin dal primo istante della notizia, per cui nella preghiera, nella riflessione e durante il cammino, il suo pensiero era presso la cugina.
Non era ancora arrivata, ma era vivo il desiderio di arrivare presto e bene, ed era già là con il pensiero, anche se non presente fisicamente.
L’insegnamento per noi: l’amore vero non ha confini e non ha, come esigenza assoluta, la presenza fisica della persona amata.
L’amore vero va al di là di questa esigenza, così da essere motivati più ad amare che a pretendere di essere amati.
I due modi di essere presenti l’uno all’altro, devono integrarsi: accanto (presenza fisica) non è sempre possibile; nel cuore (presenza spirituale) è sempre possibile. Come è importante questa presenza spirituale, che si concretizza nel desiderio di incontrarsi!
Si esercita anche nell’apostolato: l’apostolato dei desideri, tanto caro all’Alberione. Con questo esercizio mandiamo l’angelo custode a operare dove noi siamo impediti, o dove temiamo di fallire, facendo agire lo Spirito Santo.
Intanto Maria arriva. Cosa avviene in questa visita?
Avvengono degli incontri tra due adulti e tra due nascituri.
È un incontro generazionale: 16 anni l’una, oltre 40 l’altra.
Eppure quale intesa fra loro! Quale comprensione e rispetto vicendevole! La persona più anziana riconosce la dignità maggiore della più giovane: “A che devo che la madre del mio Signore venga a me?”. La più giovane con i fatti mostra quanto le è vicina. Ambedue sono unite nel lodare il Signore per le meraviglie che sa compiere.
Cosa insegna a noi constatando i continui scontri tra genitori e figli, tra nuore e suocere, tra cognati e nipoti?
In una orchestra anche se gli strumenti sono di diverso tipo, tuttavia fanno armonia, a patto che siano intonati sulla stessa lunghezza d’onda.
Qual è la lunghezza d’onda che mette in armonia le persone?
È necessario essere intonati in Gesù, facendo propri i sentimenti li lui. Si tratta di fare un cammino spirituale da ambo le parti, altrimenti c’è dissonanza. Nelle difficoltà, facciamo agire l’apostolato dei desideri.
È l’incontro di due madri: per l’una la maternità è stato un fatto fuori dell’ordinario; per l’altra è avvenuta in maniera eccezionale unica.
Ambedue riconoscono che l’essere madre non è un diritto, ma è dono di Dio, al quale nulla è impossibile.
Se il Signore non concede la maternità ad alcune donne, lo è per i suoi imperscrutabili disegni. Tuttavia, anche queste sono chiamate ad esercitare la maternità, sotto altre forme. Vale per le sposate, per quelle nubili e per quelle che hanno risposto alla vocazione della verginità. Tutte le categorie, se non vivono un tipo di maternità, sono fallite, si sentono scontente in sé stesse e diventano acide per gli altri; comprese le madri fisiche se non impostano bene la vita.
L’episodio cosa insegna a noi?
Se è dono di Dio, tale rimane sempre. Se è dato, lo è a titolo di prestito. È un affidamento. Tanto è vero che arriverà giorno in cui il figlio “lascerà il padre e la madre” per formare una nuova famiglia o per essere inseriti in altri stati di vita.
Pertanto i figli non sono proprietà dei genitori. Essi sono chiamati a educarli, facendo loro scoprire la vocazione a cui di Dio li chiama. Sappiamo che “educare” significa “tirar fuori alla luce” quello che è latente.
Guai a pretendere che i figli seguano le aspettative dei genitori!
È l’incontro di due figli: Elisabetta afferma: “Appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo”.
Il bimbo di Maria poteva avere al massimo un mese, quello di Elisabetta al massimo sette mesi. Che vitalità in ambedue! Quale meraviglia di grazia ha potuto operare Gesù e ha potuto accogliere Giovanni!
Cosa insegna a noi? Ci insegna la drammaticità della mentalità abortistica. È risaputo che la maggior parte degli aborti avviene tra le giovanissime donne e tra quelle ormai avanti negli anni.
Pertanto, a valore di logica e nella mentalità attuale,sarebbero dovuti essere abortiti ambedue. Dove sarebbe andata a finire la nostra redenzione se fosse mancato Gesù? Chi gli avrebbe preparato la strada se fosse mancato Giovanni?
Ci fa capire la immensa dignità della persona sin dal primo istante del suo concepimento. Quale disegno di Dio è nascosto in quella persona che ridonderebbe a vantaggio del suo regno e dell’umanità?
È l’incontro della gioia e della gratitudine: Elisabetta proclama la beatitudine della fede: “E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore ha detto”.
Maria eleva il cantico di lode a Dio: “L’anima mia magnifica il Signore”.
Cosa insegna a noi? Ci insegna quella che è la migliore preghiera: quella dell’ascolto per l’aumento della fede; quella della lode per l’ottenimento e la crescita della grazia.

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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