"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
16 ottobre 2025 * S. Margherita Alac.
itenfrdeptrues

Nozze di CanaEsercizi Spirituali 2012
Riflessione dettata a famiglie su tema mariano
a San Giovanni Rotondo 23-25 novembre
da don Cesare Ferri, rettore Santuario San Giuseppe in Spicello
Terza riflessione

NOZZE di CANA

Per il documento: clicca qui
Non a caso ci viene narrato che l’episodio avvenne “il terzo giorno”.

Il vangelo non fa riferimento al tempo cronologico, se non in rarissimi casi. Se lo fa è per motivi importanti. Quando nella liturgia iniziamo la lettura dell’evangelo, mancando la data, anche noi diciamo “in quel tempo”.

Quando, invece, c’è una data, questa non costituisce solo una cornice temporale, ma dà una interpretazione simbolica e interpretativa del testo. Basti pensare che anche la risurrezione è avvenuta “il terzo giorno” dalla morte. Il “non è ancora giunta la mia ora” fa riferimento proprio a questo.
Dio rivelò la sua gloria a Mosè, sul Monte Sinai, pure “dopo tre giorni”.
È, allora, opportuno mettere in parallelo questi due episodi.
Quello relativo a Mosè era l’inizio della legislazione del VT; quello di Cana rivela che Gesù è il nuovo legislatore che dà inizio alla nuova legge. Si chiude il VT e si apre il NT con la sua predicazione, morte e risurrezione; cosa che viene anticipata nell’evento di Cana. Ecco perché dice che non sarebbe ancora giunta la sua ora.
Andiamo, ora, a esaminare e a riflettere sui vari passaggi.
“Ci fu uno sposalizio”. L’immagine delle nozze nel VT serviva per descrivere l’amore di Dio, quale sposo del suo popolo. Quando il popolo non corrispondeva e lo tradiva, Dio lo chiamava adultero. Ora, con il NT, Gesù è lo sposo della Chiesa che tanto ama, da dare la sua vita per lei.
Ebbene, le nozze di Cana servono per svelare questo mistero. Lo fa evidenziando quanto egli amasse quegli sposi novelli.
“E c’era la madre di Gesù”. La sua presenza, probabilmente, era per una parentela con gli sposi. Ella invita suo figlio Gesù, e questi porta anche i suoi discepoli, cosa imprevista e che potrebbe spiegare il motivo della mancanza di vino.
Ora, se Gesù è lo sposo inviato dal Padre per il suo popolo, Maria, a sua volta, è la sposa e la madre che, come donna di casa, si accorge di quello che manca ai suoi figli e che, nel contempo, provvede fungendo da mediatrice: “Non hanno più vino”.
“Donna, che vuoi da me?”. Non è una mancanza di riguardo, per non averla chiamata madre? All’apparenza può sembrare, ma in realtà è una amplificazione della funzione della maternità di Maria nei nostri confronti.
È l’anticipazione di quanto avverrà ufficialmente presso la Croce, è l’estensione della sua maternità a tutti gli uomini.
Qui a Cana, come è stata anticipata l’ora di Gesù, così è anticipata la maternità di Maria.
Maria ha capito benissimo che non era un rifiuto, tanto è vero che invita i servi: “Qualsiasi cosa che vi dica, fatela”.
Che festa sarebbe stata se fosse mancato il vino? Cosa dice a noi l’episodio?
Ci dice che abbiamo bisogno del vino. Un vino che ci viene elargito in abbondanza e che, a sua volta, è quanto mai buono.
Cosa rappresenta questo vino?
Il vino rappresenta lo stretto rapporto che abbiamo con Dio, rappresenta l’amore. Quanto vino manca nelle famiglie, nei presbiteri, nelle comunità!
Che tristezza!
Solo l’amore, dono dello Spirito, crea l’unità, la gioia, la collaborazione.
È noto quello che Paolo dice ai Galati: “Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, comprensione, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”.
Purtroppo, a fianco lavora il diavolo, lo spirito del male, con le opere così dette della carne. Egli crea la divisione, soprattutto nelle due realtà: quello della famiglia, quello del presbiterio.
Sempre San Paolo, ai Galati elenca questi frutti cattivi che sono: “fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere”.
Chi ci ottiene la presenza dello Spirito? Gesù disse: “È necessario che io me ne vada, altrimenti non posso andarvi l’altro Consolatore”.
Lo Spirito arrivaattraverso l’intercessione di Maria, la quale, nelle sue apparizioni, non fa altro che dirci: “fate quello che potrebbe dirvi”.
È l’invito ad ascoltare lo Spirito. Ecco l’urgenza della Parola ascoltata e meditata, per conoscere quanto ci chiede, per fare un cammino di fede serio, per essere apostoli, per essere collaboratori di unità.
Con quale assiduità teniamo il contatto con la Parola e frequentiamo le riflessioni dei ritiri e la conseguente “ruminazione”. Come utilizziamo anche i piccoli mezzi di comunicazione sociale per la diffusione del pensiero di Dio?
A suo tempo, a San Francesco, il Signore chiese: “ripara la mia chiesa”; alle famiglie sane oggi dice: “ripara la famiglia”.
Dice ancora: “Siate attenti ai miei Pastori e ai Consacrati in genere”. Abbiate nei loro confronti quel tipo di affetto che li stimola a essere sempre più pieni di Dio, con meno attivismo e più preghiera.
L’apostolato, di cui sopra, sia sempre secondo lo stile di Maria, che è quello di Dio: non l’imposizione, ma la pazienza, la comprensione, la fiduciosa attesa perché si maturi il tempo di grazia, senza la smania dei risultati immediati.
Pertanto, l’invito e l’esortazione sempre con autorevolezza, la quale non sta nelle parole, ma nello stile testimoniante della vita.

facebook

"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

Visite agli articoli
3654931

Abbiamo 33 visitatori e nessun utente online