Riflessioni di don Ferri in ritiri
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
18 aprile 2024 * S. Eleuterio vescovo
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Spirito Santo

Riflessione dettata dal Rettore alle famiglie riunite in ritiro spirituale, il 13 ottobre 2013 presso il Santuario San Giuseppe in Spicello di San Giorgio di Pesaro
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Leggeremo i citati brani proposti lungo la presente riflessione, di mano in mano che ci servono.
Diciamo subito che lo Spirito Santo è la presenza dell’Amore di Dio in noi, nella nostra famiglia, nella Chiesa, nella società. È una presenza dolce e silenziosa: con Lui tutto è possibile, senza di Lui non combineremmo nulla.

Infatti, è solo con Lui che regna l’ordine, l’armonia e la pace; senza di Lui c’è solo confusione, disaccordo, violenza, odio, guerre.
Vediamo in breve chi è e come ci si manifesta la sua presenza.
Parlando di lui, così esclama San Basilio: “Pensi alla creazione? Essa fu operata nello Spirito Santo che consolidava e ornava i cieli.
Pensi alla venuta di Cristo? Lo Spirito l’ha preparata e poi, nella pienezza dei tempi, l’ha realizzata discendendo su Maria.
Pensi alla formazione della Chiesa? Essa è opera dello Spirito Santo.
Pensi alla parusia? Lo Spirito non sarà assente neppure allora, quando i morti sorgeranno dalla terra e si rivelerà dal cielo il nostro Salvatore”.

Sviluppiamo i vari punti espressi da San Basilio, facendo una carrellata sulle meraviglie compiute dallo Spirito.
Servono a noi per riflettere e per pregare, per manifestagli lo stupore, la lode e il ringraziamento.
Si legge nel libro della Genesi che da principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era deserta e disadorna, era avvolta dalle tenebre.
In altre parole, vi regnava il caos.
Ma ecco che lo Spirito, di mano in mano (in cinque giorni, come si esprime la Bibbia, ma significa lungo il tempo), viene sopra di esso. Ed ecco i prodigi: arriva la luce, la separazione dei compiti, l’ordine, l’armonia; ogni cosa assume il suo vero aspetto e il suo posto: le acque si raccolgono nel mare, gli astri cominciano a brillare nel cielo, le erbe e i semi germogliano sulla terra, i pesci si insediano nel mare e gli animali sulla terra. Dio si compiace della sua creazione, dicendo: “E’ cosa buona!”.
Dopo aver preparato questa meravigliosa creazione, come se fosse per qualcuno, al sesto giorno (è il linguaggio figurato della Bibbia, ma può significare milioni o miliardi di anni), Dio dice: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”.
Egli plasma l’uomo con il “fango della terra”. Questo, è un modo di esprimersi per dire che Dio aveva preparato, con le leggi dell’evoluzione e che egli stesso aveva racchiuso nella materia, un animale vivente diverso da tutti gli altri animali e che chiamerà “uomo”.
Diverso, perché superiore agli altri, tanto che dirà: “Possa dominare sui pesci del mare e sui volatili del cielo, sul bestiame e sulle fiere della terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”.
Quindi, diverso ma anche superiore agli altri; però sempre animale alla maniera degli altri, cioè creatura guidata da istinti e non ancora illuminata dalla luce della ragione.
Ma ecco che interviene di nuovo quella misteriosa realtà che aveva aleggiato sulle acque primordiali – lo Spirito di Dio – e quella creatura animale, diventa essere spirituale, dotato di ragione e di libertà.
Ecco le parole bibliche: “Dio soffiò nelle sue narici un alito di vita; così l’uomo divenne un essere vivente”. Un essere vivente e, quindi, capace di dialogare con il suo Creatore, di essere suo amico, ma anche, per l’uso della libertà, di potersi ribellare a lui.
Purtroppo, la ribellione c’è stata e ne conosciamo le conseguenze: una frattura profonda, una dissonanza che crea incomunicabilità tra Dio e l’uomo; un inquinamento che, lungo i secoli, fa cambiare il volto dell’umanità e della terra; da oggetto di compiacenza – come per le altre cose create - esso diviene motivo di disgusto per Dio, tanto che dirà di essersi pentito di averlo creato.
Pur tuttavia, Dio non si arresta al male; nella sua misericordia decide di riplasmare la sua creazione.
Per questa creazione e umanità nuova, egli stabilisce un capostipite nuovo, un “Nuovo Adamo”, che è lo stesso Figlio suo Gesù Cristo.
Egli non è tratto dalla terra, come il primo, ma dalla carne della Vergine Maria.
Anche in questa nuova fase della storia, interviene lo Spirito Santo. Maria chiede: “Come avverrà questo?”. La risposta: “Lo Spirito Santo scenderà su di te”.
Tutta la vita di Gesù, poi, è condotta dallo Spirito.
Nel battesimo del Giordano, fu consacrato in Spirito Santo e potenza; dallo Spirito è condotto nel deserto; lo stesso Spirito lo accompagna nelle parole e negli atteggiamenti e diventa lo strumento attraverso cui Gesù compie prodigi sui malati, sui peccatori, sugli oppressi dal demonio.
Apparendo dopo la risurrezione dirà: “Ricevete lo Spirito Santo”.
Infine, in vista della sua partenza per tornare al Padre, lo promette come “Consolatore”.
Ed infatti, nel giro di pochi giorni, inizia la Chiesa, proprio per opera e sotto la guida dello Spirito.
Leggiamo che, nel giorno di Pentecoste, si rinnova il prodigio che aveva già segnato tutti i grandi inizi della storia: quella del mondo, quella dell’uomo, quella di Cristo, ed ora quella della Chiesa.
Ma ora riferiamoci a noi.
Analoghe meraviglie lo Spirito continua a compiere anche nella nostra vita, giorno dopo giorno.
Ci è stato dato in dono nel giorno del Battesimo, però - diremmo - solo a modo di germe. Va accolto e, di mano in mano e per tutta la vita, va fatto crescere nella sua accettazione e nei suoi effetti.
Si tratta, da parte nostra, di renderci conto e di cooperare.
Pertanto, ci domandiamo: “Quali consapevolezze abbiamo di Lui e della sua presenza? Come comportarci per farlo agire a nostro bene?”.
Innanzitutto, come detto, è un “dono” che ci è stato dato. Con esso entriamo a far parte come figli della famiglia di Dio e della sua eredità: “Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre!”.
C’è, purtroppo, un rischio. Potremmo accoglierlo bene per essere guidati, ma potremmo anche non accettarlo, anzi respingerlo.
Continua Paolo: “Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio”.
Ed ancora: “Voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi”.
Cosa significano tali espressioni?
Si parla di “dominio”, ma il termine non indica che ci rende schiavi, anzi, potenzia la nostra libertà: “Non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi”.
Purtroppo, a seguito delle conseguenze e ferite prodotte dal peccato originale, c’è in noi una forza che ci spinge a non accogliere o, comunque, a non coltivare la presenza e la voce dello Spirito, anzi, spesso, ci spinge a soffocare tale voce: ciò avviene quando non ascoltiamo la sua parola, non accogliamo la sua luce, non mettiamo in pratica i suoi suggerimenti.
Facendo così, perdiamo la libertà dei figli di Dio e diveniamo schiavi del “peccato” e della “carne”.
Per “peccato” - nel significato dato da Paolo - si intende l’ascoltare la voce di Satana, il tentatore; per “carne” si intende il seguire i nostri punti di vista e l’accontentare i nostri egoismi.
È stato Gesù a liberaci dalla Legge e dal peccato e ad inserirci nell’azione dello Spirito. Egli ci invita a vivere nella libertà.
La libertà è il dono più bello che Dio ci ha fatto, con essa, però, non ci è tolta la possibilità di peccare.
Abbiamo bisogno di contare sulla forza dello Spirito: “Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza”.
“Viene in aiuto”, ma non ci sostituisce e non fa tutto; egli agisce, ma non senza di noi.
Purtroppo, usando male la nostra libertà, possiamo comportarci come colui che, avendo la possibilità di respirare aria pura e benefica, ritorna sempre all’aria inquinata da cui era stato liberato.
Noi siamo stati liberati, ma spesso non vogliamo vivere da persone libere.
Se, invece, ci impegniamo nella lotta contro il peccato, lo Spirito diventa forza per vincere le tentazione e per superare l’egoismo. Pertanto - usando un’altra espressione di Paolo - ci aiuta a vivere “non più secondo le opere della carne, ma secondo quelle dello Spirito”.
Un esempio per comprendere.
La legge civile, ad esempio, dice che i debiti vanno pagati; però questa legge scritta non ci dà i soldi per pagare. Se è scritto, lo è solo per ricordarci che il debito contratto va assolto, altrimenti finiamo in carcere.
Per estinguere tale debito vi sono solo due strade: o lo paghiamo noi, o interviene qualcun altro al nostro posto.
Anche la legge di Dio scritta nei comandamenti, va osservata; però questa legge non ci dà la forza di riuscirci. La forza, o la troviamo in noi stessi (il che sarebbe presunzione perché, comunque, non ci riusciremmo), o ci viene da un’altra fonte. È lo Spirito Santo, in forza della Redenzione di Cristo, che ci libera dalla Legge dandoci la forza di osservarla.
Ci riusciremo veramente?
Solo se diamo allo Spirito la possibilità di venirci in aiuto.
Questo avviene quando lo invochiamo, come segno di apertura al suo intervento. Diciamo, per esempio, nella bellissima sequenza: “Manda un raggio della tua luce”, con tutto quello che segue.
Non basta essere figli di Dio, occorre vivere da figli di Dio; questo è possibile se ci lasciamo condurre dallo Spirito, che ci elargisce i doni necessari: “Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito, sono figli di Dio”.
Egli ci aiuta a vivere in ascolto del Padre, mandando la sua luce; ci da la forza per vivere i suoi comandamenti, non tanto come schiavi che subiscono ed eseguono, ma come figli che, con libertà, attuano il comando, stimolati dall’amore.
Ripeto: per essere da lui guidati, dobbiamo invocarlo.
Meravigliosa invocazione è la sequenza citata, ed anche tante altre formule.
La più semplice ed anche molto densa: “Manda il tuo Spirito, sarà una nuova creazione e si rinnoverà la faccia della terra”.

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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