Riflessioni di don Ferri in ritiri
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
16 ottobre 2025 * S. Margherita Alac.
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Consacrazione e voti    Il 19 agosto 2014, nel Santuario San Giuseppe in Spicello di San Giorgio di Pesaro, si è celebrato il cinquantesimo di professione di una sorella appartenenete all'Istituto di vita consacrata secolare "Maria Santissima Annunziata", fondato dal Beato Giacomo Alberione e facente parte della Famiglia Paolina.
Alla celebrazione eucaristica, oltre a parenti e amici della festeggiata, erano presenti anche sacerdoti e coniugi analogamente consacrati. Il rettore, che ha presieduto la celebrazione eucaristica, ha svolto la seguente omelia con riferimento alle letture della Messa: Rm 12,2-8; Mc 10,23-27.

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Fra poco Maria Gabriella, riconfermando i voti, dirà: “A gloria di Dio, mossa da ferma volontà di consacrarmi a lui più intimamente… riconfermo i voti di castità, povertà e obbedienza”.
È una espressione che alcuni qui presenti hanno pure pronunciato.

Diventa, pertanto, occasione per riflettere ancora sulle motivazione e sulle conseguenze che derivano da tale consacrazione.
Quello che abbiamo ascoltato da Paolo di non conformarci alla mentalità di questo mondo e soprattutto il vangelo, che sottolinea la difficoltà per il ricco di entrare nel regno dei cieli, ci aiutano ad introdurci nell’argomento.
Se Dio dovesse amarci in forza della nostra bravura, dovremmo davvero preoccuparci. Ecco perché gli apostoli rivolgono al Signore una domanda carica di ansia: “Allora chi può essere salvato?”.
Se è così difficile che un ricco entri nel regno dei cieli – ed essere ricchi significava avere una particolare benedizione di Dio e quindi una facilitazione ad entrare nel regno dei cieli – chi poteva, allora, davvero salvarsi?
Ma Gesù sconvolge le prospettive degli apostoli, dicendo che quanto è impossibile agli uomini, diventa possibile a Dio.
Questo significa che il Signore sa bene come metterci nella condizione di dare il meglio di noi stessi, affinché possiamo vivere già sin da oggi la cittadinanza del regno dei cieli.
Ebbene, uno dei modi che nel suo disegno di amore egli ci offre, è il dono di consacrarci a lui più intimamente. La proposta parte da lui; noi rispondiamo alla chiamata e decidiamo di aderirvi, attraverso la professione dei voti.
A questo punto, mi sembra importante e necessario chiarire una cosa.
Alcuni erroneamente identificano la “professione dei consigli evangelici” e la “professione dei voti”. I due aspetti, pur essendo interdipendenti, non sono la stessa cosa.
Cosa c’è da chiarire?
Non esistono due strade per essere discepoli di Cristo: quella dei precetti e quella dei consigli; quella dei cristiani in genere e quella dei religiosi o consacrati nel mondo; quella di chi vuol salvarsi, e quella di chi vuol essere perfetto. Se la pensiamo così, creiamo due categorie di cristiani: la gente comune, e quella dei privilegiati.
Non è così. Gesù comanda a tutti, nessuno escluso: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che sta nel cieli”. Ciò significa che la santità è la vocazione di tutti.
Il Concilio, a sua volta, addita la via regale per raggiungere tale santità, con queste altre parole: “La santità è favorita in modo speciale dai molteplici consigli che il Signore nel Vangelo propone all’osservanza dei suoi discepoli”.
Per meglio capire questo, dobbiamo rifarci ad un’altra espressione di Gesù, quella che dice: “Vi do un comandamento nuovo”.
Il comandamento nuovo consiste in un perfezionamento della legge, come asserisce altrove: “Non sono venuto ad abolire la legge, ma a perfezionarla”.
Nel caso nostro, dove sta il perfezionamento?
Seguire Gesù non si limita al precetto, ma deve diventare anche messa in atto di consiglio.
In altre parole, si tratta di passare da un comportamento buono, ma solo esteriore, ad un comportamento soprattutto interiore che, a sua volta, per il fatto della coerenza, si manifesta e si vive anche all’esterno.
Cosa ne segue?
Ne segue che il precetto non è una cosa imposta e il consiglio una cosa suggerita per chi lo vuole; sono la stessa cosa, con la differenza che con il consiglio si entra nel dinamismo del nuovo comandamento.
Il precetto si osserva per dovere, il consiglio si osserva per amore.
Pertanto, se nel comandamento prevale la legge, nel consiglio prevale l’amore; se nel comandamento prevale il dovere, nel consiglio prevale l’attenzione, la premura, la tenerezza, il dono di sé; se nel comandamento si esegue lo stretto necessario, nel consiglio si cerca il di più di amore, cosa che porta pace, gioia e serenità nella vita.
Quanti sono i consigli?
I consigli sono più numerosi della triade classica, sono molteplici, anzi, sono tutto il vangelo tradotto nella vita, come abbiamo detto citando il Concilio: “La santità è favorita dai molteplici consigli”.
È vero che nello scorrere del tempo i consigli sono stati riassunti nei tre che conosciamo, come a voler fungere da argine alle tre concupiscenze, di cui parla Giovanni.
Ecco, allora, che alla concupiscenza degli occhi, cioè al voler possedere a tutti i costi e in modo sbagliato, si oppone la povertà;
alla concupiscenza della carne, cioè al voler godere in modo sfrenato tutto e sempre, si oppone la castità;
alla superbia della vita, cioè al prevalere, al comandare, al non mettersi in atteggiamento di servizio, si oppone l’obbedienza.
Ebbene, è proprio in questa ottica che entrano i voti, cioè la consacrazione a Dio con nuovo titolo.
La prima e fondamentale consacrazione è il Battesimo: Dio ci ha stretti a sé con un vincolo indissolubile facendoci suoi figli, e ci garantisce tutti gli aiuti necessari per riuscire a salvarci.
La consacrazione attraverso i voti è una ulteriore sottolineatura della grazia battesimale con cui Dio ci garantisce tutte le grazie necessarie per vivere con coerenza i consigli evangelici, cioè a fare tutto con più amore.
Grazie, Signore!

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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