Riflessioni e preghiere nel pellegrinaggio annuale
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
16 aprile 2024 * S. Lamberto martire
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03 In attesa della Santa Messa22 Agosto 2015 - Memoria della Beata Vergine Maria Regina
(Omelia tenuta dal Sac. Mirco Ambrosini nella Messa di conclusione del Pellegrinaggio annuale dal santuario mariano di Cartoceto al santuario di san Giuseppe in Spicello)
Per il documento: clicca qui
Cari fratelli e sorelle, ricorre oggi la memoria liturgica della Beata Vergine Maria invocata con il titolo: “Regina”. La radice di questa memoria liturgica, di questa festa è questa: Maria è Regina perché associata in modo unico al suo Figlio, sia nel cammino terreno, sia nella gloria del Cielo.

Per Maria essere Regina è una conseguenza del suo essere unita al Figlio, del suo essere in Cielo, cioè in comunione con Dio. Oggi la Beata Vergine Maria partecipa alla responsabilità di Dio per il mondo e all’amore di Dio per il mondo.
Quando pensiamo ai re o alle regine, di solito associamo l’idea di persone che hanno potere e sono nella ricchezza. Ma la regalità e l’essere re di Gesù è caratterizzato dalla umiltà, dal servizio, dall’amore.
Gesù è stato proclamato re sulla croce con questa iscrizione scritta da Pilato: «re dei Giudei». In quel momento sulla croce si mostra che Egli è re soffrendo con noi, per noi, amando fino in fondo. O pensiamo anche all’altro momento: quando nell’Ultima Cena si china a lavare i piedi dei suoi. Quindi la regalità di Gesù non ha nulla a che vedere con quella dei potenti della terra. E’ un re che serve!
E lo stesso vale per Maria: è regina nel servizio a Dio e all’umanità. All’angelo risponde: Eccomi sono la serva del Signore, e nel Magnificat canta: Dio ha guardato all’umiltà della sua serva. Ci aiuta. E’ regina proprio amandoci, aiutandoci in ogni nostro bisogno. Maria veglia su di noi, suoi figli!
Nel pellegrinaggio questa notte siamo partiti dal Santuario Mariano di Cartoceto, e questo è il segno che nella fede diamo uno spazio importante a Maria. Il titolo di regina è quindi titolo di fiducia, di gioia, di amore. E sappiamo che quella che ha in mano in parte le sorti del mondo è buona, ci ama e ci aiuta nelle nostre difficoltà. Quante volte la preghiera del S. Rosario ci ha donato la pace!! C’è una preghiera di S. Bernardo che ha come titolo “ GUARDA LA STELLA, INVOCA MARIA” e dice così:
«Chiunque tu sia, che nel flusso di questo tempo ti accorgi che, più che camminare sulla terra, stai come ondeggiando tra burrasche e tempeste, non distogliere gli occhi dallo splendore di questa stella, se non vuoi essere sopraffatto dalla burrasca!
Se sei sbattuto dalle onde della superbia, dell’ambizione, della calunnia, della gelosia, guarda la stella, invoca Maria.
Se l’ira o l’avarizia, o le lusinghe della carne hanno scosso la navicella del tuo animo, guarda Maria.
Se turbato dalla enormità dei peccati, se confuso per l’indegnità della coscienza,cominci ad essere inghiottito dal baratro della tristezza  e dall’abisso della disperazione, pensa a Maria.

Non si allontani dalla tua bocca e dal tuo cuore, e per ottenere l’aiuto della sua preghiera,
non dimenticare l’esempio della sua vita.

Seguendo lei non puoi smarrirti, pregando lei non puoi disperare. Se lei ti sorregge non cadi,
se lei ti protegge non cedi alla paura, se lei ti è propizia raggiungi la mèta.»
( San Bernardo di Chiaravalle, Omelie in lode alla Vergine Madre 2,17)
Ma il pellegrinaggio di questa notte termina in questo Santuario di Spicello, dedicato a S. Giuseppe. Santa Teresa d'Avila nella sua «Autobiografia» scrisse:
« Non mi ricordo finora di averlo mai pregato di una gra­zia senza averla subito ottenuta. Ed è cosa che fa meraviglia ricordare i grandi favori che il Signore mi ha fatto e i perico­li di anima e di corpo da cui mi ha liberata per l'intercessio­ne di questo Santo benedetto. Ad altri sembra che Dio abbia concesso di soccorrerci in questa o in quell'altra necessità, mentre ho sperimentato che il glorioso San Giuseppe estende il suo patrocinio su tutte. Con ciò il Signore vuol darci a intendere che, a quel modo che era a lui soggetto in terra, dove egli come padre putativo gli poteva comandare, altrettanto gli è ora in cielo nel fare tutto ciò che gli chiede. [...]
Per la grande esperienza che ho dei favori di San Giuseppe, vorrei che tutti si persuadessero ad essergli devo­ti. Non ho conosciuta persona che gli sia veramente devota e gli renda qualche particolare servizio senza far progressi in virtù. Egli aiuta moltissimo chi si raccomanda a lui. E già da vari anni che nel giorno della sua festa io gli chiedo qualche grazia e sempre mi sono vista esaudita. Se la mia domanda non è tanto retta, egli la raddrizza per il mio maggior bene. [...]»
In compagnia di S. Giuseppe e della Vergine e Maria scopriamo sempre più e meglio che la vita è un dono prezioso e per non sprecarla va vissuta ricercando sempre il Signore. Ricercarlo con cuore puro come San Giuseppe e la Madonna, cercarlo nelle chiese, nel Santissimo Sacramento dell’altare, dove Egli è vivo è vero e ci attende a braccia aperte.
E questa mattina il Signore Gesù ci fa dono di questo brano del Vangelo di Matteo (Mt 23,1-12) che è sintetizzabile da questa frase: «Dicono e non fanno!»
Nel brano del Vangelo c’è questo scriba, questo fariseo che è un uomo che sa insegnare, bisogna ascoltarlo, ma non sa praticare!
Questo ci pone di fronte ad una scelta di fondo nella nostra vita: le cose le possiamo sapere, le possiamo dire, le possiamo capire …. ma il problema è saperle fare! Il problema è saperle vivere!
Dicono e non fanno: questo è il lapidario giudizio, terribile, che può esser messo su molti di noi!
Come diventare, crescere come persone che dicono e fanno?
Suggerisco alcuni passaggi:
Avere sempre da imparare: un buon educatore, bravi genitori, maestri intelligenti hanno questo di caratteristico, essere persone che hanno sempre da imparare! Vivere come chi può essere ancora sorpreso, vivere con attenzione non escludendo la possibilità di modificare le proprie certezze. Vivere sempre più in profondità! In maniera autentica.
Chi vive per ostentare : “Vivono per essere ammirati dalla gente… allungano le frange…amano i posti d’onore.. i banchetti ed essere chiamati con nomi autorevoli dalle persone” ha perso il senso più autentico della vita! Sta rinunciando all’esercizio di alcune dimensioni umane fondamentali.
Come la dimensione dell’amore: “Saper parlare d’amore e non saper amare”.
Come la dimensione della solidarietà, dell’aiuto reciproco, del servizio: “ Saper parlare di servizio e non aver mai servito nessuno veramente!”
Amare, servire è la vita buona del Vangelo! È la possibilità per noi di vivere una vita bella!
Questo Vangelo stamattina ci vuole spronare, vuole donarci la possibilità di cambiare in meglio la nostra vita. Se amare e servire è la vita buona del Vangelo allora:
Conta molto di più nella nostra vita un singolo atto di amore verso Dio e verso il prossimo che l’ostentazione di tanta sapienza! Un singolo atto di carità di un intero corso di formazione!
Tante volte per guarire una persona è inutile spiegare tante cose, seppur è importante comprendere, è importante curarne la consapevolezza. Però poi, alla fine, sarà un passo pratico quello che guarirà un cuore! Ciò che guarisce tutti noi non è un discorso ma un atto! Quanto è importante un abbraccio, una stretta di mano, un aiuto concreto…..
Anche Gesù dopo tanto insegnamento alla fine, fondamentalmente: ha obbedito al Padre! Ciò che dà a noi la salvezza è il fatto dell’obbedienza di Gesù al Padre! Non delle parole, pur belle
Obbedire a Dio: a provare a compiere una delle Sue parole per capire tanto di più …
Il Signore ci conceda di capire qual è la nostra prossima occasione PER FARE, la nostra prossima occasione per obbedire a Lui: per SERVIRE, per AMARE.

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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