Testi liturgici: Bar 5,1-9; Sl 125; Fil 1,6.8-12; Lc 3,1-6
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“Grandi cose ha fatto il Signore per noi”. Lo abbiamo cantato nel salmo responsoriale.
Era la lode degli Israeliti, tornati nella propria patria, dopo la tristezza dell’esilio.
Tale ritorno era stata una cosa talmente grande, da sembrare impossibile: “Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion, ci sembrava di sognare”, così il versetto iniziale del salmo, il quale prosegue: “Allora la nostra bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua si sciolse in canti di gioia”.
A noi è mai capitato di cantare la gioia per le meraviglie compiute dal Signore?
Forse no, oppure molto raramente. Eppure dovrebbe essere la prima preghiera e il primo canto. Se avessimo maggiore discernimento, quante ne scopriremmo nella nostra vita e in quella degli altri!
Paolo per i Filippesi chiedeva, proprio a motivo di questo, che crescessero nella conoscenza e nel discernimento.
Se noi non ci accorgessimo di queste meraviglie, sarebbe segno che, nella nostra vita, c’è qualcosa di sfuocato.
Cosa facciamo – per similitudine - quando questo capita agli occhi del nostro corpo? Andiamo dall’oculista e… mettiamo gli occhiali.
Quali occhiali dobbiamo mettere quotidianamente per vedere la presenza e l’agire del Signore?
La Parola di oggi ce lo ha indicato.
In premessa dico subito che, vedere le meraviglie di Dio quando siamo schiacciati dalla sofferenza e dal dolore o da prove incomprensibili, non è facile; anzi spesso scompare anche ogni speranza. In tale situazioni sembra proprio che Dio si sia dimenticato di noi.
Questo è sempre avvenuto, anche nei primi tempi, allorquando Luca scriveva il Vangelo. Cosa fa egli per farlo capire ai suoi contemporanei?
Sembra che rediga un atto notarile. Scrive la presenza e le anagrafiche di ognuno, precisa le circostanze, i luoghi e le date, per far capire che Dio non è una entità astratta, che sta chissà dove, ma diventa uno di noi, si riveste delle nostre miserie per tirarci fuori da esse, di cui la peggiore è il peccato, causa di ogni male; tutto questo fa per darci la salvezza, quella vera ed eterna.
Dio è ormai entrato nella nostra storia, è vicino a noi, cammina con noi; vuole aprire il nostro cuore alla speranza, vuol darci la pienezza della gioia.
Il brano, infatti, si è concluso con l’espressione: “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”.
Perché questo avvenga, nel rispetto della nostra libertà, ci esorta a collaborare: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”.
Dobbiamo fare quello che le amministrazioni locali fanno quando le strade diventano impraticabili: riempiono le buche di asfalto, tolgono con la ruspa le frane, livellano il manto con il compressore.
Ci siamo capiti!
Si tratta di togliere dalla nostra vita il peccato e di crescere nella grazia. Si tratta di ascoltare di più la sua parola, facendo più silenzio, mantenendo la relazione con lui con una maggiore e migliore preghiera.
Si tratta di convertirsi. È quello che ha predicato il Battista per preparare la strada all’incontro con Gesù, come abbiamo ascoltato: “Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”.
In conclusione, permettete che faccia a voi il medesimo augurio in preghiera che ha fatto Paolo ai Filippesi, come abbiamo ascoltato e sopra accennato: “Prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio”.
Sac. Cesare Ferri, Rettore Santuario San Giuseppe in Spicello