Omelia delle domeniche e feste Anno C
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
18 ottobre 2025 * S. Luca evangelista
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Anno C Madre di DioTesti liturgici: Nm 6,22-27; Sl 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21
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Solennità di Maria santissima Madre di Dio e, nel contempo, Madre nostra. Si celebra anche la giornata mondiale della pace. È Maria che, partorendo, ci dona Colui che è la Pace in persona.
Essere madre non è un titolo astratto, ma racchiude in sé una storia.
Non si diventa madre di colpo, né una sola volta, ma attraverso eventi successivi. Essi sono:
“Accettare l’amore e l’opera di un uomo; concepire la vita accettando il frutto dell’opera; portarlo in grembo; sentirlo crescere e abituarsi a vivere con lui; darlo alla luce; presentarlo al pubblico dopo avergli imposto un nome; seguirlo nella crescita dandogli una educazione; aiutarlo a scoprire la sua vocazione; essere pronti a distaccarsene”.
Quanto descritto si realizza puntualmente, da parte di Maria, nei confronti di Gesù, con la sola differenza che, all’inizio, ha accettato l’amore e l’opera dello Spirito Santo. Il Concilio di Efeso, nel 325, definisce Maria vera madre di Dio fatto uomo. È vero, dall’eternità il Verbo è generato dal Padre, ma nel tempo, facendosi uomo, è generato “da donna”, come ascoltato nella seconda lettura.
Più difficile è comprendere come Maria sia anche madre della Chiesa e, quindi, di ciascuno di noi. C’è voluto più tempo per definirlo, sino al Concilio Vaticano II.
Maria è divenuta nostra vera madre attraverso tre momenti: Nell’Annunciazione; presso la Croce; il giorno di Pentecoste.
Nell’annunciazione, insieme al Verbo, ha concepito anche la Chiesa.
“Concepire” significa “accogliere”. Ha accolto lo Spirito Santo e la sua opera. Ebbene, opera dello Spirito Santo, è pure la Chiesa.
Ha accolto anche il frutto di quest’opera che è Gesù. Se Gesù è il capo della Chiesa, con lui inseparabilmente ci sono anche le membra e queste siamo noi.
Ci sono, purtroppo, delle madri che concepiscono senza amore, per sbaglio, con accettazione forzata del figlio. Maria ci ha accettati con amore. Quando dirà: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata”, pensava ai figli che avrebbero ricambiato l’amore.
Dopo averci concepiti ed essersi accorta della nostra presenza, maturato il tempo, ci ha partoriti nel dolore presso la Croce, collaborando con Cristo. Lì venimmo alla luce, simboleggiati dall’acqua e dal sangue del costato di Cristo.
Appena nato il figlio è messo sulle braccia della madre. Questo gesto è compiuto ufficialmente da Gesù con l’espressione: “Donna, ecco tuo figlio”.
Nel giorno di Pentecoste, tenendo uniti e confortando gli apostoli, ci ha presentato al mondo, essendo presenti pellegrini di ogni parte.
È quello che continua a fare per ciascuno di noi. In altre parole ci ottiene ogni benedizione di Dio. Significativa, in tale senso, è la prima lettura: Dio ci custodisce, ci fa grazia, ci ottiene la pace; non per nulla lei è invocata quale Regina della pace.
È vero, la benedizione di Dio è Gesù Cristo, ma Lui non ci sarebbe stato senza il “sì” di Maria. Ed anche oggi, tutto passa per Maria: ella è la mediatrice di ogni grazia.
Infine, c’è una espressione del vangelo da ben considerare: “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”.
Cosa significa? Per Maria non tutto e sempre è stato chiaro nella sua vita. Capiva le cose di mano in mano e, anche quando non comprendeva, fidandosi di Dio, non esitava a mettersi nelle sue mani. È quello che dobbiamo cercare di fare tutti noi e, nonostante tutto, con ciò avremo la pace del cuore e di conseguenza otterremo grazia per smorzare qualche focolaio di guerra nel mondo e avere più pace.
Veramente, allora, la benedizione di Dio scenderà su di noi, per tutto l’anno.
Sac. Cesare Ferri, rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

 

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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