Omelia delle domeniche e feste Anno C
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
18 ottobre 2025 * S. Luca evangelista
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Anno C EpifaniaTesti liturgici: Is 60,1-6; Sl 71; Ef 3,2-3.5-6; Mt 2, 1-12
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Sappiamo che “Epifania” significa “Manifestazione”.
In altre parole, la solennità odierna ci rivela e ci manifesta il significato profondo del mistero della nascita del Redentore. Il Verbo incarnato non è venuto solo per il popolo di Israele, ai quali si era manifestato attraverso i pastori, ma per tutti gli uomini ed ai quali si manifesta attraverso i Magi, rappresentanti di tutti i popoli. Lo abbiamo chiaramente ascoltato da Paolo: “Le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità”.
I Magi, studiosi e sapienti, che vengono dall’Oriente e che portano doni speciali a Gesù, ci insegnano che la vita ha senso solo se ci mettiamo alla ricerca di Dio, se ci muoviamo verso di lui. La vita perde senso, invece, quando è chiusa, quando è ripiegata in noi stessi, anche se la si vive in palazzi d’oro, come quella del re Erode.

Abbiamo ascoltato: “Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te”. Questa profezia di Isaia si riferisce alla promessa che il Signore fa al suo popolo; essa riguarda il fatto che un giorno tutti i re della terra, assieme ai loro popoli, si sarebbero recati in Gerusalemme a servire l’unico vero Dio.
Oggi, la nuova Gerusalemme, è la Chiesa, di cui facciamo parte; per cui la parola è rivolta a noi e a tutti gli uomini di buona volontà. L’alzarsi significa cambiare posizione, vuol dire effettuare un cambiamento; se siamo sdraiati o seduti, dobbiamo alzarci e muoverci; non solo, ma dobbiamo anche rivestirci di luce, come a dire, dobbiamo metterci abiti nuovi, preziosi e belli; questo per significare che tutti siamo preziosi e immensamente amati da Dio.  
C’è un’altra cosa da non dimenticare: se ci mettiamo alla ricerca, è perché lui per primo ci ha cercato e ci ha messo nel cuore il desiderio di incontrarlo. Comunque, se il Signore sempre ispira per il bene, mai impone; permette pure che gli giriamo le spalle o, peggio, che gli ci mettiamo contro, proprio come ha fatto Erode.
Noi assomigliamo ai Magi o a Erode? Dove sta la differenza?
I Magi agivano nella verità; Erode ha agito nella falsità, cosa che proveniva dal suo orgoglio e dall’ambizione del potere; aveva il timore di rimetterci, quando invece l’agire di Dio non è mai una minaccia, ma è sempre un arricchimento.
I Magi, che cercavano sinceramente la verità, si sono messi in cammino a seguito di un segno, quello di una stella diversa dalle altre. Se anche noi sapessimo leggere e interpretare i segni e gli avvenimenti di ogni giorno! Questi non mancano mai, lungo la storia della nostra vita; ci svelano il pensiero di Dio.
Troppi uomini, invece, si comportano alla maniera di Erode. Tra questi, sono meno considerati quelli che conducono una vita privata, molto più quelli che amministrano la cosa pubblica e quelli che hanno poteri politici; dovrebbero ricordare che ogni potere non può né deve sostituirsi a Dio, non possono approvare leggi che sono in contrasto con quelle di Dio. Con ciò anch’essi, purtroppo, compiono la strage degli innocenti; questi innocenti sono i più poveri e i più deboli della società. Facendo così, non vivono più il servizio ai cittadini.
Comunque, non vogliamo puntare il dito verso nessuno. Basta guardare dentro di noi che, in ogni modo e in qualche lato, siamo tutti molto somiglianti a Erode.
Vogliamo cambiare e assomigliare ai Magi, sia nel comportamento che nell’offerta dei doni: “Entrati nella casa, videro il Bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono”. L’adorazione è il gesto tipico di chi si presenta a Dio, riconoscendolo unico. Quando, invece, siamo condizionati dalla ricchezza, dal potere o da altri idoli, ci comportiamo alla maniera di Erode.
“Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra”. Sono doni simbolici: l’oro è il simbolo della regalità, in questo caso quella di Cristo: noi apparteniamo al suo regno; l’incenso è simbolo della funzione sacerdotale di Cristo: egli è il ponte che ci collega a Dio e noi arriviamo a Dio attraverso di Lui; la mirra profetizza la passione e morte di Cristo: noi possiamo unirci a lui, offrendogli tutte le prove e sofferenze della vita.
Cosa, questa, che in via privilegiata si fa nelle celebrazione eucaristica.
Sac. Cesare Ferri, rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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