Omelia delle domeniche e feste Anno C
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
22 ottobre 2025 * S. Marco vescovo
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14 Domenica C Invio dei discepoliTesti liturgici: Is 66,10-14; Sl 65; Gal 6,1.14-18; Lc 10,1-12.17-20
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Siamo soliti guardare le cose in negativo, per cui spesso diciamo: “Che disastro! Quante, ingiustizie, violenze, cattiverie, sofferenze! Ma, in che mondo siamo? Peggio di così non può andare!”.
Come se tutto questo fosse una fatalità insuperabile! Di conseguenza o ci adiriamo e ce la prendiamo con qualcuno, o ci rassegniamo. Invece, Dio non si rassegna mai, ma sa attendere con fiducia.
E noi, allora, come dobbiamo comportarci?
Mai ci sia una rassegnazione passiva, ma un’accettazione attiva che, a sua volta, ci invita a fare tutta la nostra parte.
Inoltre, il Signore ci chiede il coraggio di saper vedere anche il bene, che non manca nella storia del mondo. Ci chiede di riconoscere che ci sono tante persone buone e che fanno il bene, il più delle volte, silenziosamente: questo ci sia di stimolo.
Purtroppo questo fatto non è considerato “notizia”, per cui raramente giornali e mezzi di comunicazione ne parlano. Invece, sono proprio queste persone ad essere le primizie di una cultura di pace e di amore per un mondo nuovo.
È quello che ci ha detto oggi la Parola attraverso Isaia, con diverse espressioni di consolazione. Ne cito solo alcune: “Rallegratevi… Sfavillate di gioia… Farò scorrere la pace… Sarete portati in braccio… Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò”.
Non è bello e incoraggiante tutto questo? Ma questo non è altro che il “Vangelo”, cioè la “Buona Notizia”! Ed è anche il messaggio di Gesù che oggi abbiamo ascoltato: “E’ vicino a voi il Regno di Dio”.
Chiama ognuno di noi ad essere messaggeri di questa bella notizia. Come ai suoi tempi, aveva scelto e chiamato i settantadue, affidando loro tale missione, oggi chiama ciascuno di noi.
Comunque, per questo annunzio, ha richiesto loro, cosa che ora chiede a noi, alcune condizioni e osservanze da mettere in pratica.
Ne cito alcune.
“Vi mando come agnelli in mezzo a lupi”.
Per fare il bene, bisogna mettere in conto difficoltà e avversioni. Ed anche se ci fosse una buona riuscita, (come è avvenuto per i 72: “I settantadue tornarono pieni di gioia: <Anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome>”), Gesù dice che, anche davanti al successo, possiamo e dobbiamo gioire non tanto per il risultato (ben venga e, se c’è, non è rifiutato!), quanto perché Dio ha scritto i nostri nomi nel cielo; cioè ci ha scelti dall’eternità e da sempre ci ha amato di amore infinito.
Pertanto, il suo amore per noi non dipende dalla nostra personale bravura. Certo, dobbiamo mettercela tutta, ma cosa combineremmo senza la sua grazia? Egli ci ama così come siamo e sempre fa di noi l’oggetto privilegiato della sua misericordia.
Se siamo convinti di questo, non possiamo non annunciarlo e condividerlo con gli altri; con parole, ma soprattutto con lo stile di vita: questa è la missione da compiere ed è fare veramente il bene, a prescindere dai risultati o meno, e quindi senza mai scoraggiarsi.
Ciò premesso, è comprensibile anche l’altra espressione.
“Non portate borsa, né sacca, né sandali”.
Se prima ci ha detto che l’esito della missione e del bene compiuto non dipende dalla nostra bravura, ora ci dice che non dipende neppure dai mezzi; questi ci vogliono, ma non sono l’essenziale.
“Non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada”.
Non insegna un atto di scortesia, ma che, per l’urgenza stessa della missione, non c’è tempo da perdere in chiacchiere inutili.
“In qualunque casa entriate, prima dite <Pace a questa casa!>. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi”.
Questo per dire che vogliamo portare la pace a tutti e sempre disposti a dare il perdono. Purtroppo, a volte non c’è corrispondenza e accettazione dall’altra parte; a volte neppure il perdono è accolto.
Tutto questo, certamente, è dispiacere e sofferenza, ma, aspettando il tempo di Dio e senza rassegnazione, dentro di noi siamo invitati a vivere nella pace.
Sac. Cesare Ferri, Rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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