Omelia delle domeniche e feste Anno C
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
21 ottobre 2025 * S. Orsola martire
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16 Domenica C Marta e MariaTesti liturgici: Gn 18,1-10; Sl 14; Col 1,24.28; Lc 10,38-42
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L’episodio è molto conosciuto e, lungo la storia della Chiesa, è stato “sfruttato”, in maniera non sempre consona, per presentare modelli di vita spirituale.
Si voleva dimostrare la necessità e la validità della preghiera a scapito della vita domestica o di altre forme di vita lavorativa: un conflitto tra due modi di vivere la sequela di Gesù ed il rapporto personale con lui.
Pertanto, si è creata una contrapposizione tra due figure: l’una da esaltare, ma riferita ad una stretta categoria di persone, l’altra quasi da denigrare o, per lo meno, da non darle la meritata stima. Per cui. ad esempio, si diceva a chi pregava nei modi e nelle forme all’infuori di quello considerato lo stretto necessario: “Non vuoi mica farti suora? Non vuoi mica farti prete?”. Come se dovessero pregare solo i consacrati!
Mentre, invece, in qualsiasi stato di vita, ci vuole sia la preghiera sia l’esercizio del proprio lavoro e della propria missione; il tutto, ovviamente, in un giusto equilibrio, da mettersi in pratica caso per caso.
Cosa intendo dire e cosa vuol dirci oggi la Parola?
L’episodio evangelico va accostato a quello dal libro della Genesi. Mostrano la premura per accogliere l’ospite: Abramo e Sara accolgono i tre uomini; Marta e Maria accolgono Gesù.
Cosa desideriamo noi, quando andiamo a trovare un amico, un parente, una persona cara?
Certamente è gradito e non è rifiutato un caffè ed, a volte, anche l’invito a tavola. Ma soprattutto, ancor prima di queste cose, gradiremmo che chi ci accoglie non sia in agitazione, che non sia come prima parola: “Cosa ti offro?”. Desideriamo innanzitutto che sia capace di ascoltarci e rispondere con calma, che possa sedersi accanto, e così poter scambiare notizie e pareri.
Comprendiamo, allora, le parole di Gesù: “Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose”. Non è una condanna di quello che sta facendo, ma è un richiamo per una riflessione.
È come se avesse voluto dire: “Son contento che mi prepari da mangiare, desidero sedermi a tavola e gustare le cose che sai preparare così bene, ma siano cose semplici e non impegnative. Non è per questo che sono venuto. Sono qui per stare in vostra compagnia e parlare, del più e del meno, con voi. Sarebbe la mia prima soddisfazione. È quello che sta facendo Maria. Ella ha scelto la parte migliore, quella che più desidero”.
Trasferiamolo sul nostro piano spirituale che ci tocca da vicino.
Il Signore viene continuamente a farci visita.
Quello che avviene in questa celebrazione, non è una visita del Signore che ci ha convocato perché vuol parlare e dialogare con noi, e poi per invitarci alla sua mensa?
La giornata che si apre ogni mattino, non è un dono del Signore e una sua visita per farcela trascorrere bene?
Lungo la giornata non ci accorgiamo di quante cose e segni avvengono in cui si legge la visita e la vicinanza del Signore?
E, la chiusura della giornata, non è un congedo dalla sua visita protrattasi lungo tutto il giorno, in cui non è mancato il suo sostegno?
Purtroppo, presi dalle tante e troppe cose, non troviamo un poco di tempo per stare in ascolto di lui e scambiare parole con lui. Ma questo non è altro che la preghiera!
Come è importante, allora, che non manchi ogni giorno questa accoglienza del Signore!
E questo soprattutto la domenica. Il non accettare in questo giorno la sua visita, è più grave di quanto potremmo pensare. Pur non trascurando il proprio dovere ed il lavoro, che è voluto e benedetto da Dio; pur non trascurando il tempo della distensione e del vero riposo, che è sempre voluto e benedetto da Lui; pur non trascurando il tempo di uscire doverosamente con la famiglia, cosa sempre voluta e benedetta, dovremmo riuscire a trovare anche modo e tempo per accettare la sua visita e rimanere alquanto con lui.
Sarebbe tutto di guadagnato. E’ da lui solo, infatti, che provengono le benedizioni per la famiglia, per il lavoro, per il giusto riposo.
Sac. Cesare Ferri, Rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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