Omelia delle domeniche e feste Anno C
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
21 ottobre 2025 * S. Orsola martire
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17 Domenica C Insegnaci a pregareTesti liturgici: Gn 18,20-32; Sl 137; Col 2,12.14; Lc 11,1-13
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Si sente ripetere, soprattutto dalla voce di presunti visionari, che Dio è stanco di tanta cattiveria, per cui interverrà presto e farà ricadere su tutti noi i suoi castighi.
Questo, per una certa conseguenza, è vero, ma l’asserzione è espressa male. Si tratta di capovolgere la dinamica del fatto.
Non è Dio che direttamente castiga, ma siamo noi che, disobbedendo a lui e allontanandoci da lui, ci tiriamo addosso le conseguenze, cosa che lui permette e che noi, in maniera impropria, chiamiamo suo castigo; mentre dovremmo leggerlo come segno e sua lezione per cambiare la vita.
Se abbiamo fatto attenzione, la prima lettura ci ha parlato proprio di questo.
Le città di Sodoma e Gomorra si erano pervertite, compivano ogni sorta di male, sia a livello di fede che di morale, tra cui quello della idolatria e della omosessualità. Sembra proprio di essere ai tempi di oggi!
La distruzione delle due città, in seguito, è veramente avvenuta, per cataclisma naturale, ma non per opera diretta di Dio. Questo per due motivi: perché Dio è sempre e solo misericordioso; perché, in un certo senso, anche Dio si converte e può, diciamo così, applicare diversamente il suo disegno di amore, grazie alla preghiera di uomini e donne che intercedono. Proprio come ha fatto Abramo.
L’episodio è uno specchio di quello che sta avvenendo nella società di oggi. Anche la nostra è una società pervertita e dedita ad ogni sorta di male, come tutti possiamo costatarde. Questo porta a conseguenze molto negative.
D’altra parte, se sappiamo leggere i segni - i vari focolai di guerra; i vizi e le droghe; gli omicidi e i suicidi; le varie crisi ad ogni livello: politico, sociale, lavorativo, occupazionale, giovanile; e anche certi cataclismi naturali, per la non salvaguardia del creato - ne sono una conseguenza.
In altre parole, quando non si è in sintonia con Dio, non si ascolta e non si osserva la sua Parola, avviene l’autodistruzione dell’uomo e della natura. Quale lezione traiamo da quello che capita?
Oltre che cambiare vita, siamo anche chiamati a pregare e intercedere, come ha fatto Abramo.
Molti lo fanno. Per di più, c’è una istituzione e una categoria di persone deputate proprio a questo: sono i monaci e le monache che vivono in monasteri di clausura.
Altro che non fanno nulla, come dicono alcuni!
Non è pensabile una vita senza preghiera, ivi compresa quella necessaria di intercessione per il perdono e la salvezza degli altri. Solo la preghiera converte: converte noi e converte Dio; le conseguenze vengono allontanate.
Per questo, in ogni epoca, le comunità cristiane sono andate alla ricerca di un modo di pregare. Questo sin dai tempi di Gesù: “Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli”.
E allora, come pregare?
Ridurre la preghiera a formule, cioè “dire le preghiere”, è abbastanza facile. Questo ha la sua importanza: come quando parliamo del più e del meno con le persone che ci circondano o con cui lavoriamo.
Pregare veramente, invece, è un’altra cosa: è entrare in intimità con il Signore, è come scambiarsi reciprocamente le “coccole”.
Da parte di Dio, sono le sue parole e i suoi gesti di perdono e di misericordia, di vicinanza e di sostegno, come si legge: “Sei prezioso ai miei occhi… Ti porto nel palmo della mano… Non ti abbandono mai… Non temere, io sono sempre con te…” ed espressioni analoghe.
Da parte nostra è la lode e lo stupore per la sua grandezza; è il ringraziamento per i doni; è la richiesta di perdono per i peccati; è l’ascolto di o la lettura meditata della sua parola. Ed, infine, è anche la richiesta: come noi ascoltiamo le sue parole e le mettiamo in pratica; così lui ascolta le nostre e le esaudisce.
In tutto questo è importante sapere e credere a una cosa: lui ci chiede quello che è bene per noi; noi chiediamo a lui quello che, secondo il suo disegno d’amore, è bene per noi; e pertanto, senza lamentarci se non sempre otteniamo quanto richiesto.
Una cosa, comunque, la otteniamo sempre, quella che ci ha detto alla fine del brano evangelico: “Se voi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono”.
Sac. Cesare Ferri, Rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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