Testi liturgici: Ap 11,19;12,1-6.10; Sl 44; I Cor 15,20-27; Lc 1,39-56
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È una delle feste mariane più care al popolo cristiano, come quella dell’Immacolata Concezione. Solo che questa dell’Assunzione, nel popolo piuttosto sprovveduto, crea equivoci.
Infatti, se chiedessi che festa è oggi, molti risponderebbero è il “ferragosto”. Come a voler dire che siamo al culmine delle ferie. Niente da eccepire: giusto e doveroso è il riposo.
Sbagliato, invece, sarebbe riferire il termine a Maria, equivocando le feste. Il ferragosto ha una origine pagana: era la festa degli antichi romani fatto in onore dell’imperatore Cesare Augusto. Per noi cristiani, il 15 agosto, ha tutt’altra valenza: è l’Assunzione della Beata Vergine Maria.
Cosa ha da dirci oggi la Parola di Dio, in riferimento a tale festa?
Globalmente ci dice che Maria, pur morendo, ha avuto il privilegio di non far passare il suo corpo nella corruzione del sepolcro, ma di essere assunta, senza attendere la fine dei tempi, alla gloria di Dio in anima e corpo.
Ed in particolare cosa hanno da dirci le tre letture?
La prima lettura.
Parla di una donna incinta. Certamente è riferita a Maria, ma non solo. È anche riferita alla Chiesa che continua a partorire figli, per mezzo del Battesimo.
Questi figli sono continuamente perseguitati dal “drago”, cioè dal diavolo, che cerca di farli peccare, perché siano perduti eternamente. Pertanto, mentre siamo in questa vita terrena, siamo chiamati a combattere una grande lotta, quella che si scatena fra il bene e il male. Ebbene, in questa lotta, Maria ci accompagna e ci sostiene con amore materno, come canteremo nel Prefazio: “In lei immagine e primizia della Chiesa hai fatto risplendere per il tuo popolo, pellegrino sulla terra, un segno di consolazione e di sicura speranza”.
La seconda lettura.
Una delle paure più profonde che ci portiamo dentro è quella della morte. Essa è un’incognita con la quale tutti, prima o poi, dobbiamo fare i conti.
Ebbene, il brano aiuta a dare un senso anche alla morte; essa non è l’ultima parola, come non lo è stata per Gesù. Egli, risorgendo, ha vinto la morte, diventando così la “primizia” di questa vittoria. La stessa vittoria sarà di quelli che appartengono a lui. In Maria, questo è avvenuto subito; per noi avverrà alla fine dei tempi.
Il Vangelo.
Ci dà la ricetta per appartenere a Cristo e quindi per non morire mai, cioè vivere eternamente, anche dopo la morte corporale.
Questa ricetta la troviamo nel comportamento di Maria, nelle sue parole e nelle sue azioni, cosa che siamo chiamati ad imitare.
“Si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa”. È andata, senza perdere tempo, a fare un servizio alla cugina Elisabetta. Ci insegna ad essere premurosi per le necessità degli altri, senza chiuderci alle sole cose nostre.
“Il bambino sussultò nel suo grembo”, è quello di Elisabetta, cioè Giovanni, avendo ricevuto, a sua volta dal grembo di Maria, la pienezza dello Spirito Santo, per opera del nascituro Gesù.
Tutti noi, se viviamo veramente in sintonia di Dio, abbiamo la grazia di portare a tutti gioia e consolazione, come l’ha portata Maria.
“L’anima mia magnifica il Signore… perché ha guardato l’umiltà della sua serva”. Dobbiamo essere capaci di lodare il Signore, perché, se siamo umili e ci mettiamo nelle sue mani, egli compie sempre grandi cose, sia per noi stessi che per altri.
A pensarci bene, veramente ne ha fatte tante nella nostra vita.
Per tutto questo, ancora una volta, lo ringraziamo e lo lodiamo.
Sac. Cesare Ferri, rettore Santuario San Giuseppe in Spicello