Omelia delle domeniche e feste Anno C
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
18 ottobre 2025 * S. Luca evangelista
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20 Domenica C Fuoco sulla terraTesti liturgici: Ger 38,4-6.8-10; Sl 39; Eb 12.1-4; Lc 12,49-53
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Veramente, a volte, certe espressioni di Gesù, creano imbarazzo.
Ecco, ad esempio, quelle di oggi: “Sono venuto a gettare fuoco…”. Ed ancora: “Pensate che sia venuto a portare pace?... No, ma la divisione”.
E questo, anche nell’ambito della famiglia stessa!
Gli evangelisti hanno raccolto i diversi detti di Gesù, li hanno messi l’uno vicino all’altro, a volte anche estrapolandoli da un contesto che dovremmo ricostruire.
Si tratta allora, e per meglio capire, di accostare le espressioni alle altre letture, soprattutto alla prima.
Cosa succede a Geremia?
I capi dissero al re: “Si metta a morte Geremia… perché egli scoraggia… non cerca il benessere del popolo, ma il male”.
Perché questa opinione?
Geremia, senza mezzi termini, dichiara alla gente che, se non si converte, il regno andrà in disfacimento. Pertanto, ognuno si prenda le sue responsabilità di fronte ai rischi imminenti.
Detto tra parentesi: è la storia che si ripete. Anche la nostra società va in disfacimento, se non mettiamo giudizio.
È il grido del Papa, primo profeta dei nostri tempi e con lui tanti altri.
Essere coerenti, come lo era Geremia, parlare in nome di Dio denunciando il male, crea sempre inimicizie e contrasti in torno a sé, non solo tra il popolo, ma anche nell’ambito della propria famiglia.
Le persone non amano sentirsi dire la verità, soprattutto quando questa li scomoda e quando apre i loro occhi sulle incoerenze e sui compromessi in cui vivono.
Non si tratta tanto delle parole, ma basta vivere con sincerità e coerenza nei principi in cui si crede, per divenire un tacito rimprovero agli altri.
Ecco, allora, che iniziano così i contrasti e i tentativi per mettere a tacere queste voci.
È questa la divisione di cui parla Gesù. È questo il fuoco che è venuto a gettare. Il fuoco è da intendersi su due fronti: quello della divisione e delle contrapposizioni, ma, in positivo, anche quello della presenza operante dello Spirito Santo.
Pertanto, non ci si deve far prendere dal timore, perché lo Spirito Santo compirà la sua opera e arriverà, comunque, al cuore di tanti.
Tutto questo fa parte della croce, come altrove dice Gesù: “Se uno vuol venire dietro a me, prenda ogni giorno la sua croce e mi segue”.
Ed anche come ribadito dalla seconda lettura: “Gesù, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce”.
La medesima cosa intendeva dire anche con il simbolo del citato fuoco: “Quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!”.
Si tratta del battesimo, nel suo significato etimologico di immersione, con il quale sarà, appunto, immerso nella sua passione e morte.
L’angoscia sarà chiaramente manifestata nell’orto degli ulivi, quando chiederà al Padre di rinunciare a quel calice di sofferenza, se fosse stato possibile.
Quale consolazione per noi!
Questa ricchezza di sentimenti, manifestati da Gesù, ce lo fa sentire vicino sia nelle nostre speranze, sia nelle paure di tutti giorni, sia nel coraggio di andare contro corrente.
Sac. Cesare Ferri, Rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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