Omelia delle domeniche e feste Anno C
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
19 ottobre 2025 * S. Pietro d'Alcantara
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Anno C Tutti i santiTesti liturgici: Ap 7,2-4.9-14; Sl 23; 1Gv 3,1-3; Mt 5,1-12
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Festa di Tutti i Santi.
Non solo di quelli scritti nel calendario o canonizzati dalla Chiesa, in realtà sempre pochi, ma di tutti quelli che sono salvi e vivono nel regno di Dio: quindi anche dei nostri genitori, familiari, parenti, amici, conoscenti.
Da notare, inoltre, una cosa: non siamo solo santi singolarmente, ma siamo un popolo di santi, anche se mescolati con peccatori. Lo diciamo pure nel credo: “Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica”.
Tutto sta a capire cosa significa essere santi e chi è il vero santo.
Santo significa essere pieno di amore e di conseguenza felice.
Santo è solo Dio, perché solo lui è l’Amore eterno ed è l’eternamente felice. Noi lo proclamiamo anche ripetendolo per tre volte: “Santo, Santo, Santo, il Signore Dio dell’universo”.
Ora egli, per non essere felice da solo, ha pensato di creare l’uomo perché prendesse parte alla sua felicità. Per questo motivo, tutti siamo chiamati alla santità, cioè ad accogliere il suo amore e ad amarci fra noi.
Purtroppo, conosciamo il disastro a cui siamo andati incontro per la disobbedienza di Adamo.
Ma Dio, nel suo infinito amore, ha rimediato al disastro mandando suo Figlio Gesù Cristo. Egli ci ha ridato l’opportunità di reinserirci pienamente nel disegno di Dio, cosa che ufficialmente si è realizzata, per ciascuno di noi, il giorno del Battesimo.
Tutti i battezzati, pertanto, sono santi, a condizione che non rifacciano come Adamo, disobbedendo a Dio.
In altre parole, sono santi tutti coloro che credono in Gesù Cristo ed osservano la sua Parola.
Nell’antica legge la volontà di Dio veniva eseguita attraverso l’osservanza dei comandamenti. Gesù non li abolisce, ma li perfeziona, dicendo di osservarli non per obbligo, ma liberamente e per amore.
Ora, se la legge del cristiano è l’amore, questo si manifesta nel vivere le beatitudini: quelle che abbiamo ascoltato nel vangelo.
Esse cominciano con il “beati”, perché, chi le vive con amore, è felice ed è beato, non solo domani quando passerà all’altra vita, ma sin da questo mondo.
Le beatitudini sono la carta di identità del cristiano, cioè del santo. Se uno è santo, le mette in pratica e, mettendole in pratica, cresce in santità.
Matteo ne ha elencate otto, ne troviamo anche altre nel vangelo. ma tutte possono riassumersi in una sola, la quale contiene tutte le altre. Essa è la prima oggi ascoltata: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli”.
Non si tratta della povertà sociale ed economica, cosa che il Signore non vuole, ma “in spirito”. In altre parole significa: Dio è il primo, è il fondamento di tutto, perciò ci fidiamo di lui e contiamo su di lui.
Il Regno dei cieli, dunque, è appartenere alla famiglia di Dio. Notiamo bene, non dice di essi “sarà”, ma di essi “è”, quindi sin da questo mondo.
Ciò non significa assenza di problemi o preoccupazioni, di malattie, di prove o di dolori, ed anche, spesso, di necessità economiche, ma un atteggiamento di vita interiore tale, che ci fa superare tutto con animo sereno, perché contiamo su Dio e ci fidiamo di lui.
Cosa che, vista da altra angolatura, ci ha descritto la prima lettura.
La visione profetica dell’Apocalisse ci insegna, al di là del linguaggio simbolico, una grande verità.
I santi, e precisamente coloro che sono trovati degni di cantare le lodi dell’Agnello, sono coloro che non hanno fatto altro che mantenersi fedeli, nella loro vita, al suo insegnamento e alla sua amicizia, anche se questo, per molti di loro, ha significato l’incomprensione, la persecuzione, la solitudine e perfino la morte.
Oggi, almeno da noi, salvo qualche rara eccezione, non è richiesto questo tipo di morte, eppure, la fedeltà a lui, non è meno esigente: si tratta spesso di andare contro corrente, contro una mentalità distruttiva e disfattista che demolisce sistematicamente ogni valore cristiano.
Tutti conosciamo la derisione verso coloro che si comportano bene!
In questi casi, lo scoraggiamento è una tentazione: ma non dobbiamo avere paura, né perderci di coraggio, perché il Signore ci accompagna con la sua grazia: “Non temete, io sono con voi”.
Sac. Cesare Ferri, Rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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