
Testi liturgici: Nm 6,22-27; Sl 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21
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È bello cominciare un nuovo anno civile con la solennità di Colei che chiamiamo, ed è veramente, la Madre di Dio.
È bello anche invocare Dio, perché ci conceda per tutto l’anno ogni benedizione.
Abbiamo mai riflettuto sul significato e sulla portata della benedizione?
Una cosa è certa: “benedire” è “dire bene” di qualcuno.
Questa benedizione si muove su due direzioni: l’una in discesa, l’altra in salita.
In discesa: avviene quando Dio benedice noi (dice bene di noi), in quanto riconosce la nostra fede e il nostro amore; con questa benedizione ci protegge in ogni situazione.
In salita: quando siamo noi a benedire Dio; cioè lo lodiamo e lo ringraziamo, ci mettiamo nelle sue mani; con questo atteggiamento diamo modo a lui di meglio confortarci con la sua benedizione.
Per la mentalità biblica, invece, benedire significa molto di più che dire bene di qualcuno.
Significa invocare su una persona la prosperità e la pace di Dio. Ecco perché andiamo a far benedire noi, le nostre azioni e le nostre cose.
Nella prima lettura abbiamo ascoltato le espressioni, suggerite da Dio stesso, che contengono la formula della richiesta di benedizione del Signore.
Quello che risalta maggiormente in tale benedizione è il dono della pace.
La pace di Dio, infatti, è la più necessaria; sta ancor prima della prosperità e persino della salute fisica.
Iniziare l’anno con questa consapevolezza, per l’intercessione di Maria, è davvero bello e consolante.
Sarebbe altrettanto bello, poi, donare agli altri questa pace che per primi abbiamo ricevuto in dono.
Come si fa?
Dovremmo imitare i pastori. Essi, dopo aver contemplato il Bambino e la sua Santissima Madre, tornarono alla loro vita quotidiana, ma con un atteggiamento completamente diverso. Non più presi solo dal proprio lavoro, con la spensieratezza e la distrazione di fronte a Dio, ma con una nuova consapevolezza.
Infatti abbiamo ascoltato: “I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto”.
Se comprendessimo davvero quello che il Signore sta compiendo nella nostra vita e nella storia del mondo!
Questo, però, avviene se imitiamo il comportamento di Maria: “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”.
Questo, a una volta, è possibile realizzarlo in noi se non trascuriamo di santificare il giorno del Signore, la domenica, nella quale ci riuniamo a celebrare l’eucaristia, ascoltando la sua parola e ricevendo da lui la forza per metterla in pratica.
Se adempiamo questo, anche noi, come i pastori, torneremo a casa glorificando e lodando il Signore e con la capacità di meglio amarci vicendevolmente.
Solo così si vive nella pace!
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello