Omelia delle domeniche e feste Anno C
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
24 ottobre 2025 * S. Marco solitario
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Anno C NativitaSeconda domenica di Natale C 3 gennaio 2016
Testi liturgici: Sir 24,1-4.12-16; Sl 147; Ef 1,3-6.15-18; Gv 1,1-18
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La Sapienza, come se fosse una persona, racconta le sue gesta e fa il proprio elogio.
Tale Sapienza non è altro che la Parola di Dio.
Tra l’altro dice di se stessa: “Il creatore dell’universo mi diede un ordine, mi disse: Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele, affonda le tue radici fra i miei eletti”.
A chi si riferisce?
A quello che di fatto è avvenuto, che cioè, questa parola è diventata carne; ha acquistato un nome e un volto; è diventata una persona; è Gesù Cristo: “Il Verbo (cioè la Parola) si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.
Gesù Cristo non è altro che la Parola sapiente del Padre; è l’ultima perché non deve aggiungere più nulla; con Gesù ha detto tutto. Ed è proprio attraverso di lui che il Padre mostra agli uomini quanto li ama, non a parole, ma di fatto.
Per gli ebrei, invece, la Sapienza non raggiungeva tale apice. Essa consisteva nel dono della legge data da Dio a Mosè, osservando la quale si mostravano, presso gli altri popoli veri sapienti.
Veniamo a noi.
Tutti abbiamo bisogno di possedere la sapienza.
Per ottenerla non è necessario leggere tanti libri o sostenere chissà quali esami; è indispensabile, invece, aprirsi al dono che il Signore ci fa della sua parola, per il quale serve soltanto ascolto, tanta disponibilità per accoglierla, tanta riflessione per nutrirsene, tanta preghiera per avere la forza di praticarla.
Quando abbiamo questo desiderio nel cuore, anche noi diventiamo sapienti.
Proprio a tale scopo il Vangelo di oggi ci ripropone il brano ascoltato nel giorno di Natale, invitandoci ad accogliere Cristo, Sapienza del Padre.
Egli è la luce vera. Chi lo accoglie vive nella luce ed ha in sé la sapienza; chi invece si chiude a questa grazia si condanna da solo alle tenebre; non ha più la sapienza, non sa più perché vive, non sa accettare le situazione inspiegabili e dolorose della vita, e la vita stessa diventa rabbiosa e disperata.
In tal caso la luce di Gesù splende, ma non entra nel cuore; analogamente al sole che splende ma non entra in casa se le imposte sono chiuse.
Purtroppo, tutti potremmo correre tale rischio.
Il Vangelo lo ha detto chiaramente: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”.
Invece, diversa è la sorte di chi lo accoglie: “A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”.
Noi vogliamo essere nel numero di coloro che si fanno illuminare, che accolgono la parola e che si impegnano a viverla.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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