Omelia delle domeniche e feste Anno C
"Vieni al Padre, fonte di Misericordia"
17 ottobre 2025 * S. Ignazio d'Antiochia
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Anno C AscensioneTesti liturgici: At 1, 1-11; Sl 46; Eb 9,24-2; 10, 19-23; Lc 24, 46-53
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Abbiamo ascoltato la domanda che gli apostoli pongono a Gesù: E’ questo il tempo nel quale ricostituirai il regno di Israele?”.
La domanda pone in chiara evidenza che gli apostoli non hanno ancora capito molto della persona e della missione del Signore Gesù, nonostante la sua risurrezione.
Essi sognano ancora una liberazione politica per Israele. Anzi, ora ne sono ancora più convinti, vista la vittoria di Gesù sulla morte.
Ma il Signore dice loro di lasciare da parte tali convinzioni e di attendere, invece, il dono dello Spirito Santo. Sarà lui a dare il senso reale sulla vicenda di Gesù e sul futuro loro coinvolgimento.
Poi, vedono Gesù che si innalza al cielo, sottraendosi ai loro sguardi.
Oggi la liturgia celebra questo ultimo atto della vita terrena di Gesù e, nel contempo, la dimostrazione che egli è figlio di Dio.
Se da lui veniva, ora a lui torna.
Interessante è ammirare il suo graduale cammino di ascensione. Comincia con il salire a Gerusalemme, successivamente salirà il Calvario, poi salirà sulla croce, sino a salire dalla tomba, ed infine salire e tornare definitivamente in cielo.
Dal punto di vista solo umano, gli apostoli avrebbero potuto dire, come avremmo detto anche noi: “Ora che facciamo? Non è più con noi. È sparito ogni nostro sogno. Non abbiamo più nessuna speranza”.
Eppure, qualcosa è cambiato in loro, tanto che il brano evangelico si è concluso così: “Tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio”.
Da dove proviene questa gioia e questa gratitudine?
Dal fatto di aver cominciato a capire che, pur salendo al cielo, la sua presenza di amore sarebbe rimasta sempre con loro.
Ebbene, tale presenza non è altro che il dono dello Spirito Santo, come espresso nella prima lettura: “Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo”.
Questo vale anche per ognuno di noi. È vero che, alla maniera degli apostoli, non abbiamo avuto la fortuna di incontrare Gesù e di vivere con lui.
Però sostanzialmente non cambia nulla.
Infatti c’è una presenza fisica, che ha i suoi propri connotati, quali il vedere e poter toccare la persona.
Ma c’è anche una presenza spirituale con altri connotati.
La presenza spirituale è quando, pur non vedendo e non potendo toccare la persona, rimaniamo in relazione e in colloquio con essa, con il vicendevole conforto.
Non avviene forse così quando, ad esempio, stiamo in colloquio tramite il telefono, in cui ci si sfoga e ci si incoraggia a vicenda?
È proprio questo il mistero che celebriamo oggi.
Siamo tentati di pensare che il Signore, attualmente, si sia dimenticato di noi, delle nostre situazioni, delle nostre sofferenze.
Assolutamente no!
In un altro contesto del vangelo Gesù assicura: “Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo”.
Pocanzi ho detto che, per stare a contatto con una persona fisicamente lontana, usiamo il telefono.
Analogamente fa il Signore che, in qualche maniera, fa squillare il telefono della nostra vita.
Con esso sta a contatto con noi, utilizzando la Parola ed i sacramenti, al centro dei quali sta l’Eucaristia.
Come possiamo esperimentare la sua presenza, il suo perdono, la sua comprensione, il suo aiuto, se non ascoltiamo la sua Parola e non ci accostiamo ai sacramenti?
Ognuno può formulare la propria risposta.
Sac. Cesare Ferri rettore Santuario San Giuseppe in Spicello

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"... io piego le ginocchia
davanti al Padre,

dal quale ogni paternità
nei cieli e sulla terra." (Ef. 3,14-15)

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